Ghost Brigade, capitolo 4.
Ci sono riusciti ancora una volta, per la quarta volta infiammano ed accudiscono i nostri cuori malati. Più di altri capaci nel far comprendere e musicare la sofferenza interiore, quella svolazzante sensazione di non essere mai capiti, di realizzare di essere nel posto sbagliato. C’è da sempre evasione, coscienza delle proprie depressioni, luci di speranza -seppur fioche- in veste di obiettivi apparenti, ma sono bagliori da osservare in distanza, mai da raggiungere, quasi una sorta di transizione, perché non è lì che siamo diretti, o almeno non ancora.
Ad ogni passo i Ghost Brigade aggiungono forti dosi di personalità tanto che ormai possiamo riferirci a loro come unici portatori di un dato stile, senza l’ingombrante presenza di altre formazioni nella sala. Ora ci sono sono loro, e il nuovo IV- One With the Storm puntella una discografia sempre più importante, il disco riesce anche nella non facile impresa di conferire più valore a quelli passati, perché -almeno sino ad oggi- il percorso ha guardato in una direzione specifica, apponendo solo lievi ma importantissimi cambiamenti. Hanno saputo inforcare una strada sotto certi aspetti inesplorata, solo pochi passi ma belli pesanti, questi sono stati capaci di trovare forza autonomamente, e ripeterli potrebbe anche procurare una “poco normale” dipendenza (non si spiega altrimenti come ogni volta diventino così difficili da togliere dallo stereo o da ogni qualsivoglia mezzo d’ascolto), perché come al solito il primo passaggio vale appena 1/10 rispetto allo strato che si svilupperà in seguito (azzerate oppure non pensate ai limiti, loro saprebbero trovare i modi per allargarli).
Possiamo pensare ai Ghost Brigade come ad una droga, a quell’elemento capace di calmare e rendere confortevole il nostro organismo. La loro musica mantiene l’andamento neutrale, sembra che ogni cosa le scorra addosso apaticamente quando invece è l’esatto il contrario. Melodie depressive/malinconiche che però non si piangono mai addosso, così come quelle più rudi che mai arrivano ad esagerare, ben pensando che sia meglio agire sulla ricerca del momento piuttosto che dirigersi verso la potenza fuori luogo.
Wretched Blues sono loro, il tipico pezzo “sgusciante”, aperto/chiuso e cantato in maniera abrasiva (la strofa finale è totale). I loro classici finali melodici sono questa volta usati in maniera molto meno frequente, la più ghiotta possibilità di sentirne uno è racchiusa proprio su questa canzone, non in fondo, bensì verso metà. Departures reclama la parte più angelica, affresco triste/autunnale di rara bellezza cantato interamente in pulito (tanto poco importa come si agisce, con loro è sempre la scelta giusta) e capace di lanciare al meglio Aurora con la sua melodia così magica e impossibile da scacciare (le canzoni che vedono presenti i due stili vocali hanno sempre un loro perché, volete conoscere il Ghost Brigade style? bene ascoltate questa traccia oppure The Knife).
E più ti fai largo su IV- One With the Storm più realizzi di quanto personale possa essere. Da una parte non puoi far altro che pensare alla linea adoperata, quella che te li fa immediatamente riconoscere, dall’altra ti ritrovi ad ammettere quanto bravi sono nell’esporti ripetutamente la loro classe, nel darti quella sensazione riempitiva attraverso uno stile ossessivo (e ripetuto se vogliamo), ma in qualche modo gentile nell’avvicinarsi a noi (altrimenti come si spiega cotanta presa?).Tanto per capirci meglio, Electra Complex è una cantilena bella e buona di dieci minuti, ma ci finisci presto invischiato per la qualità con la quale ti viene spiegata.
Poeti delle ritmiche schiaccianti come su Stones And Pillars (lacerante nel cantato, atmosfericamente sludge nelle chitarre) e The Knife, o di quelle più quiete/evanescenti di Anchored. I Ghost Brigade seguono il loro personale libretto delle istruzioni, cercano di sconfinare di tanto in tanto ma sempre in punta di piedi, diluiscono il possibile restando fondamentalmente gli stessi, da tutto questo si genera ad esempio Long Way To The Graves, brano che dovete assolutamente ascoltare (ricordate almeno 2 volte prima di parlare, ancor meglio se lo associate ad una giornata burrascosa e piovosa). Prima lacrimevole poi pungente la conclusiva Elämä On Tulta , cantata con voracità in lingua madre, ci svanisce lentamente sotto gli occhi come neve in disgelo.
La paura che potessero sbagliare non la consideravo minimamente, devo ammettere che sono fra quei pochi a darmi garanzie assolute. IV- One With the Storm riporta i Ghost Brigade in cima al mio personale olimpo, assieme a quei gruppi capaci di alterare la materia metal a proprio piacimento, senza farti mai pensare su cosa diamine stai prestando così tanta attenzione.
Si, è bello invecchiare con loro in sottofondo.
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Riassunto
Season Of Mist (2014)
Tracklist:
01.Wretched Blues
02.Departures
03.Aurora
04.Disembodied Voices
05.Electra Complex
06.Stones And Pillars
07.Anchored
08.The Knife
09.Long Way To The Graves
10.Elämä On Tulta