Fyrnask – Bluostar

Ogni volta che incontro un prodotto della Temple Of Torturous non posso che esclamare: “ma che bella etichetta!“. Con lei si va sempre sul sicuro, sull’interessante, così attenta nel scovare gruppi che badano al sodo, con relative e certamente scontate limpide originalità del caso (come il qui protagonista Bluostar).

Il progetto tedesco Fyrnask rilascia un disco di esordio coraggioso a suo modo oltre che fortemente interessante. Appare praticamente impossibile riuscire a concentrarsi per focalizzare al meglio un dato passaggio a termine ascolto. E’ una nuda sperimentazione la loro, che sconfina addirittura in territori ambient o rituali, senza precludersi una ciclica e rude devastazione black metal (fieramente debitrice della propria terra).

Si passa così da lunghi spezzoni a brevi intermezzi atmosferici, i Fyrnask accelerano con brusco fare ma sanno anche decelerare in maniera altrettanto abile, a loro completo gusto e piacimento. Un turbine sonoro, magma delineato, la loro musica diventa subito affascinante ed attraente, si percepiscono perfino tonalità calde, andando forse un poco in contrapposizione a quello che solitamente vuole fornire il genere.

Creatività che si modella esprimendosi carnalmente su ogni passaggio, e pazienza se non sarà tutto oro a luccicare, a volte è meglio non ricevere in dono la completa perfezione (soprattutto negli esordi), sarebbe forse oltremodo “pericoloso”. Ma per le mani ci rimane una cenere complessa, capace di camminare sui propri passi senza paura, un disco da sentire e risentire in continuazione per scoprire anche i più piccoli tesori nascosti.

Armarsi di pazienza diventerà quindi fondamentale, non pensate di arrivare e calpestare un terreno già fertile o pronto a ricevervi; calma e sangue freddo recita il manuale delle istruzioni, attesa e ancora attesa, sino a quando non saranno visibili i tanto attesi germogli.

L’inizio è criptico e “lento”, l’opener At fornu fari prepara il campo a canzoni come la mia preferita (e dal sapore svedese) Evige stier (a dir poco vibrante), Ein eld i djupna (magnifica l’interpretazione, superbo il pathos circolare e di continua ripresa del brano), Bergar (dieci minuti equamente divisi tra introspezione ed evocazione) o la title track, una lunga ed inquietante marcia in grado di abbracciare amabilmente l’ascoltatore sino alla accelerante escoriazione finale.

Bluostar è da me decisamente caldeggiato, ma non tutti si troveranno a loro agio, chi usualmente sa armarsi di concentrazione sarà sicuramente passi avanti, se non già arrivato a destinazione ancor prima di partire. Gli impazienti potranno invece evitarsi una delle loro tante perdite di tempo.

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Riassunto

Temple of Torturous (2011)

Tracklist:

01. At Fornu Fari
02. Evige Stier
03. Eit Fjell av Jern
04. Ein Eld i Djupna
05. Die Firnen Tiefen
06. Bergar
07. Ins Fenn
08. Bluostar
09. O O O