Sacer: il black metal torturante e misantropico dei Furva Ambiguitas
Dalla fredda Russia ci arrivava nel 2012 il secondo full-length a nome Furva Ambiguitas. Sacer si presentava sicuramente a una “scarsa ma agguerrita platea”, interessata a un ascolto volutamente distaccato, dai toni blasfemi e misantropici.
Non sarà uno degli ascolti più semplici della vostra vita. Anche la forma stessa, se andiamo a ben vedere, non è affatto una delle più agevoli in circolazione: si parte lenti per finire rapidissimi da metà in giù. La versione tape, pubblicata da Infernal Kommando, prevede due canzoni bonus e una tiratura limitata a 250 copie, mentre il CD vede la classica edizione da 500 esemplari.
A rendere più del songwriting in sé (diciamocelo, non è assolutamente nulla di eclatante) è l’atmosfera oppressiva e gelida, generata da una produzione sufficientemente misteriosa e tagliente. La band impiega gli strumenti come ganci da tortura, affondando ogni nota con ferocia. Sarà un po’ come assistere a un tritacarne in azione, nonostante ai Furva Ambiguitas piaccia rallentare e plasmare il proprio sound con risvolti cupi e ritualistici. Ma non è da sottovalutare il lato feroce e predatorio, sfavillante per la maniera in cui carica deciso e senza compromessi, aiutato in questo dal brutale cantato femminile a cura di Terra Teratos, velenoso e sibilante, sotto certi aspetti completamente inumano.
Un viaggio che vale quanto un’immersione nell’abisso
Sacer mi ha portato a confrontare le più oscure entità italiche con quelle classicamente tormentose dell’Est Europa. Il disco va affrontato e respirato come esperienza, senza l’inutile pretesa di cercare la canzone entusiasmante di turno da voler risentire ad oltranza. È l’insieme a costituire, mattone dopo mattone, il suo fascino. L’unica cosa che si può fare è lasciare prendere piede al magma sonoro, così freddo e arcigno da lasciare ghiacciati e inermi. Su certi passaggi ci troveremo al limite del doom. Tuttavia non me la sento di consigliare l’ascolto a chi segue le cose più lente in ambito black metal.
Il prodotto si affaccia in tutta la sua spontaneità a quella finestra riservata ai soli appassionati di realtà oscure e criptiche. Realtà che nascono, vivono e muoiono nel più completo e fetido underground. Chi vorrà lasciarsi appassionare ci riuscirà, altrimenti lo sforzo sarà praticamente inutile già alla partenza.
Sacer è uno di quei casi dove il voto finisce per contare davvero poco. Anche se apparentemente basso, un ascolto per tastare il terreno va dato. In fondo, la Possession Productions riesce sempre a distinguersi.
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Summary
Possession Productions, Infernal Kommando (2012)
Tracklist:
01. Malum Intestinum
02. Vocatus
03. Debitum
04. Honor
05. Instauratio Magna
06. Omnibus!

