Funeral Fornication – Pandemic Transgression: sinfonia del negativo
Disco di una certa caratura, Pandemic Transgression. La quarta fatica del monicker canadese Funeral Fornication si presenta immediatamente come un ingombrante passo ai confini della maturità, e non è cosa da poco. Un lavoro che si fa fiero portatore del termine “storpio”. Il percorso che ha portato il leader Vultyrous al concepimento di quest’opera dev’essere stato sofferto e tortuoso: l’album suona come una sorta di sinfonia e lode al negativo. Consiglio di non dare troppo retta a chi lo definirà – abbastanza stoltamente – come semplice depressive black metal. C’è molto di più in Pandemic Transgression: c’è la ricerca della più completa dannazione, c’è la voglia di sperimentare senza rinunciare del tutto a una formula collaudata.
Sicuramente non sarà l’ascolto più facile della vostra vita, ma col tempo ci si renderà conto di quanto bene sia costruita e preparata questa fatica. Le canzoni rifuggono ampiamente la banalità, e un costante velo sinfonico/negativo costeggia sapientemente il lavoro di chitarre e voce. Quest’ultima rappresenta una prova autentica di sofferenza concreta e allarmante. Sono davvero poche, andando a stringere, quelle che riescono perfettamente in questo intento. Una prova profonda, capace di mutare e togliersi diverse soddisfazioni lungo le articolate partiture proposte. L’incedere è a suo modo sofisticato, a tratti sconfina in qualcosa d’accomunabile al doom, con una costante lentezza di fondo che abbellisce le strutture. Mentre le tastiere svolgono un ruolo particolare ma decisivo.
Atmosfera stratificata e brani cardine: Vultyrous costruisce il suo culto
Of Fornication and Folklore avanza e si evolve in maniera accattivante, rappresentando uno dei pezzi forti dell’opera. Ma non sono da scartare nemmeno The Thorn of Capricorn (con nefaste rimembranze Samael) e Twin Suns, mentre Cold Colossus regala forti sensazioni e rimbalzi sonori prima di giungere a un finale reiterato. L’atmosfera di fondo si completa ulteriormente grazie alle tre tracce strumentali di contorno – oscuri tralicci deposti all’inizio, al centro e alla fine del disco – ideali tappeti sonori per cucire e comprendere al meglio la totalità ridondante di questa creazione firmata Funeral Fornication.
A metà disco troviamo anche l’episodio più diretto e immediato. No One Has the Right to Exist si ficca tormentosamente in testa grazie all’ossessiva e alla ripetizione del suo titolo. Glacial Ceremony è la perfetta rappresentazione del suo nome: lentezza oscura e opprimente dalla quale sarà impossibile fuggire “sani”. Oblique mantiene un distacco di vitale importanza prima che tutto si concluda con la ritualmente efficace e inquietante In Times of Weakness, My Being is Compromised.
Pandemic Transgression è un’opera che merita di essere sviscerata a dovere. L’incentivo è anche rappresentato da una veste grafica curata, che in questi casi non guasta mai. Il disco riesce a spaziare mantenendo chiaro il suo concetto nefasto e negativo. Nulla è dato per scontato, né a livello strumentale né vocale. Opache ombre magmatiche sono pronte a reclamare il loro dominio.
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70%
Summary
Hypnotic Dirge Records (2011)
Tracklist:
01. Transgression Pt. I : In Exordium
02. Of Fornication and Folklore
03. The Thorn of Capricorn
04. Twin Suns
05. Cold Colossus
06. Transgression Pt. II : Ad Mortem
07. No One Has the Right to Exist
08. Glacial Ceremony
09. Oblique
10. In Times of Weakness, My Being Is Compromised
11. Transgression Pt. III : Ex Inferis