Il primo ascolto di The Reckoning non è stato affatto rivelatorio. Forse era un momento no, o chissà cos’altro. Ma ti rendi conto di quanto il mood in cui “vegeti” possa influenzare – in bene o in male – il modo in cui affronti un disco. E proprio quando sei lì, pronto a maturare un’intuizione negativa, mentre cerchi di capire come giustificarla, ecco che arriva, rapida e puntuale, la risposta esaltante e muscolare di questa band italiana. I Fragore affrontano la materia di petto, con semplicità estrema e una buona dose di rabbia da riversare addosso al fortunato, oppure malcapitato ascoltatore.
La produzione colpisce duro. Ci sono dischi in cui la produzione conta poco, e altri in cui è il valore aggiunto che fa la differenza. Qui è il secondo caso. Ettore Rigotti ha fatto vibrare di rotondità The Reckoning, donandogli quella spinta decisiva che, con un altro tipo di produzione, sarebbe potuta mancare. Ovviamente, servono anche le canzoni dalla propria parte: altrimenti sarebbe troppo facile per chiunque. E i Fragore le hanno, eccome se le hanno. Le tirano fuori con assurda, disarmante spontaneità.
Le tracce si sviluppano su solide fondamenta, e col passare del tempo iniziano a distinguersi l’una dall’altra, pur restando ancorate a un’identità ben definita. Ne risulta un insieme compatto, inarrestabile, ma capace di rivelare piccole differenze da brano a brano. Alla fine, ci si ritrova davanti a un quadro completo, dove ogni canzone rappresenta un piccolo capitolo riconoscibile. Scorrere la tracklist con lo sguardo diventa un piacere, perché sai che ogni titolo saprà offrirti un momento vincente.
Fondamentalmente, ai Fragore riescono due cose in modo eccellente. Da una parte, il riffing: deciso, compatto, forse rischioso ma vincente, pronto a spiattellarti in faccia tutta la sua oppressione. Dall’altra, i refrain: sempre giusti, mai ossessivi, calibrati alla perfezione. Ed è proprio per questo che risultano ancora più efficaci.
Il genere? Un “extreme thrash metal” dai forti connotati groove, con la melodia sempre pronta a recitare un ruolo onesto e fondamentale. Molto buona la prova vocale di Davide, perfettamente a suo agio con ogni tipo di andamento, che si tratti di qualcosa di classico, più profondo o appena dilatato. E se la melodia non manca, non mancano nemmeno le mosh parts più infuocate: il tributo ai Pantera alla fine di Resurrection Nemesis, ad esempio, è ben più di una semplice citazione.
Scegliere le tracce migliori è difficile. Die With Blood apre le danze con un refrain che si pianta in testa, seguita dalla più riflessiva AK-47 (indovinato l’inserto in pulito, una vera ossessione personale) e dalla doppietta Abominevole (brutalità al potere!) e Sad People (inaspettata, persuasiva, con una tastiera che ci sta da Dio). Anche Barrier – che prima esplode e poi si distende nel finale – e Leatherface (impossibile non pensare ai Venom di The Evil One) fanno la loro bella figura. Gli altri brani li lascio da parte per non risultare troppo prolisso, ma cito solo I Am Evil, con un retrogusto southern che ho apprezzato un po’ meno rispetto al resto.
L’unico possibile difetto è l’incedere ingombrante, con una durata complessiva che potrebbe stancare qualcuno. I Fragore tengono il piede costantemente sull’acceleratore, in un attacco continuo che però non dà mai l’impressione di sfilacciamento o cedimento.
Le parole chiave? “Impatto” e “pazienza”.
The Reckoning è un macigno cubico pronto a travolgere la vostra tranquilla giornata di routine.
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72%
Summary
Murdered Music (2014)
Tracklist:
01. Origins
02. Die With Blood
03. Resurrection Nemesis
04. Ak – 47
05. Barrier
06. Abominevole
07. Sad People
08. I Am Evil
09. Leatherface
10. The System Has Failed
11. Mental Disorder
12. Thunder Rising
13. White Dust (Remastered Version)
14. Earth (Remastered Version)