Potentissimi e pestatissimi i 33 minuti di Bloodred Massacre. Il quarto disco dei tedeschi Fleshcrawl mi entusiasmò così tanto da riuscire ad impararlo a memoria a suon di ascoltarlo con testi e libretto alla mano (libretto semplice ma d’impatto, pieno di foto simpatiche che all’epoca era anche l’unico modo per farsi un’idea di chi diamine si trovava dietro un disco).
Correva l’anno 1997 e gli Abyss Studio di Peter Tägtgren mietevano vittime su vittime (poi c’è sempre chi non ha mai digerito quel suono), la sua agenda era sempre piena, ma bastarono davvero pochi giorni di quell’Agosto per buttare giù un disco tremendamente efficace, un disco che le nuove leve -legate al death metal di stampo svedese- dovrebbero andarsi a spulciarsi per bene ancora oggi.
Bloodred Massacre è divertimento puro, ed il fatto che una band tedesca riuscisse a “sposare” così bene quel sound tipicamente nordico era motivo di un certo sbigottimento. Ma in effetti non c’è molto da girarci attorno, i Fleshcrawl dopo aver sparato fuori tre dischi di un certo livello riuscivano con questa quarta fatica (l’ultima su Black Mark Production) a convincere persino una certa Metal Blade Records a prenderseli con sé.
Il disco perfora in blasfemia, le sue chitarre esplodono nel decifrare un sound che sa guardare alle cose più taglienti svedesi ma non dimentica certi pattern di marca Deicide (ascoltatevi cosa combinano su Hellspawn). Il livello di trascinamento è totale, i Fleshcrawl presentavano alle masse la nuova possente/iconica voce nella figura di Sven Gross, mentre Stefan e Mike Hanus buttavano giù chili e chili d’estremismo sonoro con le loro chitarre super affilate.
Come dimenticare una Dark Dimension che non avrebbe sfigurato sui primi cupi album degli Hypocrisy o una title track pronta a buttare giù pure i muri di cemento (il ritornello per me è assolutamente storico). Proseguendo si trovavano i giri oscuri di Awaiting the End, un pezzo che tirava fuori un movimento roccioso non comune e la mitica The Messenger (forse quella che resta più in mente dopo l’ascolto) pronta a rapire senza generare riserve.
Monolitica ma capace di non perdersi in quisquilie Through the Veil of Dawn, altra mattonella fondamentale di tutto l’album. Gli ultimi sforzi saranno rappresentati dalla cover di Necrophiliac, modulata ad hoc per calzare l’impatto fin lì rilasciato, la “grande e buona e magmatica” Beyond Belief e la tiratissima Slaughter at Dawn, coltellata finale che nel suo minuto e mezzo espletava l’ultimo, rampante e diabolico rituale.
Bloodred Massacre vale quanto una colata di cemento infernale sul proprio grugno. La sua struttura non guarda in faccia niente o nessuno, si mette a macinare per i fatti suoi, a massificare ossessivamente la sua opera malefica. E’ grasso e stordente, pure diabolico, ma anche spumeggiante sotto certi aspetti (le chitarre fanno davvero il loro dovere). Sulla carta sembra non voler badare troppo al dinamismo, ma in più di un occasione ci finisce dentro avvinghiato. Pura intransigenza da tracannare con avidità.
Summary
Black Mark Production (1997)
Tracklist:
- Hellspawn
- Dark Dimension
- Bloodred Massacre
- Awaiting the End
- The Messenger
- Through the Veil of Dawn
- Necrophiliac (Slayer cover)
- Beyond Belief
- Slaughter At Dawn