Riferendomi al precedente Nattramn dicevo che gli Ereb Altor parevano concentrarsi in quell’occasione in misura maggiore sul fattore “esecutivo” rispetto a quello “spirituale”, nonostante ciò il disco risultava piacevole da ascoltare, digerire e tutto quel che ne consegue, ma tali parole suonano adesso come una sorta di strana profezia, si, perché il nuovo Ulfven sembra proprio migliorare tale piccolo appunto che mi ero sentito di sottolineare.
E quindi si ritrovano a guardare verso l’alto gli Ereb Altor, forti di un nuovo disco che non potrà che rafforzare la loro immagine e i loro fermi, ancestrali ideali. Uno sguardo che non lascia il minimo dubbio sul tipo di base che continuerà a sussistere e scorrere fiera nei loro prodotti. La storia è importante, e loro hanno scelto di prenderla come insegnamento profondo per poter affilare al meglio armi che devono rimanere semplici ma comunque d’effetto.
Ci ritroviamo così per le orecchie un Ulfven capace non solo di consolidare gli apici del buon Nattramn, in tal modo le aspettative riprendono il loro corso naturale e i suoi cinquanta minuti diventano una vera leccornia, un flusso epic viking che non smette di emettere potenza ed elevazioni in dosi ridondanti e massicce. Non c’è l’effetto sorpresa è vero (ma non è richiesto, quantomeno per come la vedo/sento io), ma chi lo va a cercare su questo tipo di stile poco forse ne vuol veramente capire. Se non ci fosse l’insistenza, o la perseveranza di scavare un certo selciato senza paura, non avremmo mai ottenuto ad esempio due lavori come i Nordland da parte dei Bathory; bene, allo stesso modo mi sento di tirare in ballo gli Ereb Altor, il loro nuovo Ulfven rappresenta proprio quella volontà di solidità e piacevolezza, di voler suonare ciò che più emoziona e si desidera sul serio fare.
Un bel taglio al “complicato”, gli Ereb Altor hanno bene in testa come deve suonare un loro disco e con Ulfven ce lo fanno sentire in maniera trionfale. Gli svedesi non si fermano a stupirci con il solito pezzo da novanta iniziale dopo l’intro (intitolato En synd svart som sot), qui la mietitura va avanti solida fra le varie Av blod är jag kommen, la violenta e turbinante The Rite of Kraka o le visioni epiche delle grandiose “prassi” Gleipnir e Bloodline (sfido a non percepire quello che vogliono dare), la loro è una chiusura album volutamente trionfale ed “eccessiva”. La tracklist è uno scheletro ben formato, pronta a non temere alcun tipo di minaccia, svela e districa i motivi per la quale è nata e nulla di più. La produzione enfatizza mentre gli strumenti parlano una lingua che trova giusto suggello nelle prestazioni canore, sempre pronte nel decidere “il vento che tira” senza sbagliare praticamente nulla.
C’è bisogno degli Ereb Altor (ora più che mai), c’è bisogno di lavori come Ulfven pronti bellamente a infischiarsene delle apparenze.
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Summary
Hammerheart Records (2017)
Tracklist:
01. Völuspá
02. En synd svart som sot
03. Av blod är jag kommen
04. The Rite of Kraka
05. Ulfven
06. Wolfcurse
07. Gleipnir
08. Bloodline