Tornano a distanza di anni (Painstained, il precedente album è datato 2009) i finlandesi Entwine con il nuovo Chaotic Nation, un disco capace di farmi subito esclamare: “finalmente! ne avevamo assolutamente bisogno“. Gli Entwine non sono mai arrivati ad un successo su larga scala, sono invece rimasti una band per “palati fini”, stranamente relegata a comprimaria della categoria più facile e “zuccherosa” del gothic metal. La cosa di per se è molto strana visto come già il secondo Gone definisse al meglio il loro sound così tipico e se vogliamo unico (il merito da questo punto di vista va tutto “all’ugola che mesmerizza” di Mika Tauriainen, che la volta conosciuta non la dimentichi più), in assoluto stato di grazia per almeno i primi 4/5 dischi -a seconda dei punti di vista e da dove si vuole partire a contarli- e poi in dignitosa copertura sul già menzionato Painstained.
Ma fughiamo ogni dubbio, il nuovo nato non arriva a lambire i loro apici assoluti (sarebbe un colpo di scena -e al cuore- non da poco in effetti) ma si assesta comunque a vagare li sotto, finendo a gareggiare ai punti con gli ultimi due pargoli prodotti in precedenza (per quanto mi riguarda si ci piazza nel mezzo). La band non deve aver avuto alcun dubbio al momento della stesura di Chaotic Nation, si devono esser detti: “torniamo, e facciamo gli Entwine, nessun sconvolgimento dovrà infettarci“. L’immaginario dialogo finisce per dare loro ragione, poiché gli anni hanno incrementato la voglia di un nuovo disco e le canzoni fortunatamente non escono -come in molti casi- mai fuori scialbe, o apparentemente fastidiose. Di dieci finiremo col tenercele tutte, e come discorso di partenza non è esattamente poco, ormai sappiamo benissimo come basti poco per rovinare un disco partito bene con quelle due/tre hit conosciute in anteprima in chiara funzione “acchiappa mosche”. Con questi pretesti, e ben sapendo a cosa si va incontro, sarà un vero piacere ascoltarsi i quaranta minuti abbondanti di Chaotic Nation, almeno dopo il “con loro solito” ascolto di rodaggio (va bene che sono “easy”, ma la loro dolcezza esce sempre fuori dopo una certa distanza).
Strutture soffici, soffuse e sognanti saranno ancora una volta indiscusse protagoniste, mentre non mancheranno affatto all’appuntamento pezzi più spinti e dall’animo “rockeggiante” (la “scorretta” Saint of Sorrow dal refrain bellissimo, la tortuosa Plastic World). Sotto certi punti il nuovo album può essere considerato un ritorno a casa maggiormente acceso, soprattutto per l’utilizzo di certe armonie sinuose (mi vengono in mente l’iniziale End of Silence, As We Arise, i refrain di Lost, But Still Alive e Revolt For Redemption o la classica hit Adrenalize) ed avvolgenti. Molto bene anche con l’inevitabile chiusura nostalgica ed allungata di Scream, perché a loro piace sempre lasciare il giusto sapore alla fine.
A volte prendersi una pausa allungata può senz’altro aiutarti e dare maggior chiarezza sugli intenti e su ciò che stai realizzando, Chaotic Nation è soltanto l’ultimo di questi esempi, se vogliamo a loro modo “spiazzanti”. Gli Entwine ritornano con la speranza di ritrovare pronti i vecchi fans, e chissà che non riesca loro di catturarne pure qualcuno di nuovo, i tempi potrebbero essere più maturi di quanto si possa pensare.
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Summary
Spinefarm Records (2015)
01. End Of Silence
02. Saint Of Sorrow
03. Fortune Falls
04. Plastic World
05. As We Arise
06. Lost, But Still Alive
07. Adrenalize
08. The Evil Lives In The Shadows
09. Revolt For Redemption
10. Scream