Nove lunghi anni prima di tornare a ribadire la propria immobile natura. Nulla cambia, così come si era si è, gli Enthroning Silence con il loro terzo album Throned Upon Ashes of Dusk ribadiscono il loro credo d’ineluttabilità, ma i contorni sono chiaramente più forti, hanno in sé la consapevolezza levigata dal tempo, oggi più di ieri, perché di cose ne sono capitate in nove anni.
L’essere ancora qui è una testimonianza, un forte ed autoritario segnale di nostalgico dolore. Chi pensava alla band come “opportunista” del caso durante i tempi d’oro di un certo modo di intendere il black metal, in cui bastava uscirsene un poco dall’oscurità per farsi conoscere si dovrà ora ricredere, perché lo spirito è rimasto intatto ed è ancora qui a spargere la sua malinconica malattia. Oggi per l’appunto come ieri, carichi di volontà e dritti per un percorso ben delineato, e comprensivo di non pochi ostacoli.
Lasciamo pure da parte questo logorroico discorso per concentrarci sull’altro suo aspetto, perché il tempo è una costante in questo progetto, ed estrarre qualcosa di buono da Throned Upon Ashes of Dusk vi sarà impossibile se in primis non riuscirete ad accettare questa realtà dei fatti.
Più di un’ora per sei canzoni come fide compagne, sei lapidi incastrate nel terreno, barcollanti eppure ancora salde alla propria nuova casa. Pura rarefazione messa in musica, con freddo, grigiore e nebbia ad avvolgere e soffocare ogni possibile alito di vita. La condanna sarà quella di rimanere chiusi dentro al nostro involucro, accompagnati in ciò da un blando vortice d’accompagnamento (perché la musica degli Enthroning Silence è accompagnamento nudo e crudo, nient’altro che questo). Li avverti e non in una sorta di straniante duplicità, ogni normale legge dimensionale in grado di unire ascoltatore-creatore andrà presto -e sciaguratamente- a farsi benedire. E’ una immersione oppressiva completa questa, un messaggio che si insedia interiormente ancor prima di poterlo realizzare, un aspro manto capace di dilatarsi al buio, senza barriere.
Dischi così non necessitano l’uso di una speciale lente d’ingrandimento sui brani, prenderli singolarmente sarebbe solamente un inutile intenzione (oltre che una continua ripetizione di parole). Throned Upon Ashes of Dusk va preso o somministrato nella sua interezza, solo la forza di affrontarlo potrà portare quei particolari benefici, quelle piccolezze che sa dare un ascolto profondo e così immersivo.
Anestetizzante come pochi che equivale ad una tortura per tanti. Quasi certamente avvierà una sorta di scrematura su larga scala, ben pochi finiranno catturati da queste rafferme note che apparentemente poco vogliono smuovere. Cercare di pensare un voto sarebbe proprio per questo controproducente, per Throned Upon Ashes of Dusk dovrà scattare “il richiamo”, ovvero quella cosa indefinibile capace di trascinarti invisibilmente verso un qualcosa che ti stava silenziosamente aspettando.
Ascolto per semplici eroi, e di certo non intendo quelli appartenenti alla categoria “positiva” della parola.
Riassunto
Dusktone (2013)
Tracklist:
01.Autumn Embers
02.Nocturnal Reverence of Redemption
03.The Mournful Season
04.In Thy Advent, My Triumph
05.Of Torment Towards Fairy Grace
06.To Seal the Last Resonance of Perdition