Il 2012 aveva visto uscire Obsidium, il nono capitolo della storia Enthroned
La band in precedenza era stata un pochino altalenante ma rimaneva in qualche modo a galla grazie a doti non comuni in fattori come esperienza e cattiveria. Ci credevano ancora gli Enthroned e ce lo dimostrano appieno con Obsidium, un disco che migliorava il buono ma certamente non eccellente Pentagrammaton.
Il gruppo belga passato nel frattempo sotto Agonia Records (chiaro segnale di devozione visto che l’etichetta non si è mai fatta troppi problemi nel pubblicare roba poco commerciale) tartassa l’ascoltatore a modo suo, con tratti bestiali, selvaggi e criptici. I Nostri attaccano guidati da una ispirazione che sembra tornata sorridere loro in tutto e per tutto. Un brano come Nonus Sacramentvm – Obsidium ad esempio contiene tutte le caratteristiche che li hanno resi famosi agli esordi. Abbiamo violenza e melodia ben amalgamati e diretti a creare un circolo sacro/infernale di rara bellezza.
Obsidium suona diabolico e “in your face”: confusione voluta e saggezza esecutiva
La produzione fa il suo sporco lavoro senza essere eccessivamente low-fi. Anzi la confusione la creano proprio gli Enthroned con il loro modo di agire. Perché il tutto è chiaramente diretto e “in your face“, oltre che espresso con la doverosa saggezza. Le chitarre ad esempio non colpiscono per il suono ma per “come” suonano, aldilà della poca/tanta chiarezza di fondo.
Più ascolto Obsidium e meno trovo al suo interno punti deboli. Anche brani sulla carta meno esaltanti come Horns Alfame alla fine arrivano a convincere al 100%, capaci come sono di tirare fuori il loro tipicoe particolare martellamento capace di caricare, convincere ed esaltare. Ci sono i dischi nati sotto il segno della parola capolavoro e altri invece che entusiasmano senza esserlo minimamente. E’ questo il caso di Obsidium, perché quando accelerano gli Enthroned ti fanno dimenticare all’istante quello ascoltato poco prima. Si impossessano della tua concentrazione in quei secondi brevi ma eterni, lasciandoti un ricordo tangibile.
Questo lavoro è la semplice prosecuzione del male che questo gruppo aldilà di notevoli difficoltà continua a produrre. Il simbolo migliore di tutto ciò sono il break melodico e il finale della lunga (quasi sette minuti) Oblivious Shades, imponente brano di pura arte nera. Ed il bello di Obsidium è che non stanca mai, o almeno lo spero, perché su di me produce parecchio fascino se non lo si fosse ancora capito. Sono nove i brani protagonisti, ognuno con un preciso motivo d’esistere: nessun “classico” calo sul finale o cedimenti simili. Ho trovato particolarmente convincente anche l’operato di Nornagest, in questa occasione più incisivo e corrosivo del solito (basti ascoltare Petraolevm Salvia), autentico traghettatore di pura negatività.
Un disco che vale come risposta ai giudizi affrettati
A volte si ha la fissa di considerare finite determinate formazioni senza concedere attenuanti o adeguati ascolti (magari non si ascolta nemmeno il tutto per una volta). Da questa angolatura vedo gli Enthroned ingiustamente bersagliati. A tutti questi è dedicato il manifesto prodotto da Obsidium: un album che “ti frusta mostrandoti al contempo un cordiale sorriso malefico“.
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Summary
Agonia Records (2012)
Tracklist:
01. Sepulchred Within Opaque Slumber
02. Nonus Sacramentvm – Obsidium
03. Horns Aflame
04. Deathmoor
05. Oblivious Shades
06. The Final Architect
07. Petraolevm Saliva
08. Oracle ov Void
09. Thy Blight Vacuum


