Obtenebrate degli Enthral: Un ritorno freddo e dissonante
Ero molto curioso appena saputo di questo ritorno, a nove anni dal precedente – e poco fortunato – lavoro. I norvegesi Enthral non sono mai saliti troppo alla ribalta, ma in passato qualche bella cosa sono riusciti a farla. I primi due album conservano ancora un buon ricordo.
Obtenebrate (2012) li riconsegnava dannatamente attuali, furenti e con tanto materiale da somministrare. Un vero peccato, col senno di poi, vista la qualità decisamente scarsa del prodotto. Le parole tendono a sfuggirmi ogni volta che mi ritrovo a bocciare qualcosa, e anche in questo caso non vengo debitamente aiutato. Come spiegare altrimenti la debolezza di un disco che, molto probabilmente, farà invece impazzire l’odierna audience black metal? Un conto sono i cosiddetti nuovi maestri di “frontiera” come Deathspell Omega, Blut Aus Nord, Mayhem o Funeral Mist. Un altro è questo Obtenebrate, album che tenta di scimmiottare quanto già fatto da loro. Una manovra certamente “ruffiana”, vista la direzione intrapresa nei lavori precedenti, ma fargliene una colpa non è possibile: c’è chi ci riesce, e chi invece no. Spiace dirlo, ma gli Enthral per quanto mi riguarda “toppano alla grande”.
Un’ora e passa di durata è davvero troppa, soprattutto quando l’anonimato totale si manifesta già dopo la prima vera canzone. Una serie di pezzi tutti uguali si accavallano, senza mai mutare di un solo millimetro il clima statico di fondo (e anche qui bisognerebbe distinguere tra staticità evocativa e staticità sterile). Se proprio avrete l’ardire di affrontare quest’uscita, il consiglio è di dirigervi verso la lunga The Gospel Of Woe (12 minuti, l’unico brano davvero degno di nota) e The 7th Wave, dove le chitarre arrivano a scarnificare per bene.
Black metal meccanico e riflessivo: il volto attuale degli Enthral
Black metal grasso, freddo, meccanico, spesso sporcato da sinistre e riflessive iniezioni death metal. Un tormento per l’anima, sia per chi lo vedrà in maniera positiva (in fondo credo saranno in tanti a sostenere l’operato di Obtenebrate, non so perché ma credo sia cosi), sia per chi – come me – non riuscirà a reggerlo per più di qualche pezzo sparso. Coraggiosi e furbi gli Enthral: non mandano completamente alla malora l’esperienza acquisita (anzi, questo – molto drasticamente – è proprio il disco che segna il traguardo della maturità), ma il fattore noia non si può ignorare né calpestare. Anche quando si cerca di reprimere le emozioni (con qualche sotterfugio), bisogna comunque offrirle, filtrarle in qualche modo, anche se in forma diversa.
La partita si gioca sul filo di chitarre distaccate: in base al gradimento o meno dei riff dissonanti (e abulici), continuamente reiterati senza sosta, salirà o scenderà il piacere. Che poi, non tutto è da buttare – è soggettivo – gli Enthral hanno sicuramente le loro idee e una notevole bravura strumentale.
Frustatevi, fatevi possedere da questa uscita come lei vuole (se riuscite), e poi valutate a mente fredda quanto ascoltato. Il mondo è bello perché è vario, si dice.
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50%
Summary
Duplicate Records (2012)
Tracklist:
01. Obtenebrate
02. The Gospel of Woe
03. Lay Waste the Crops
04. Pallbearer
05. Sepulchre
06. On to the Never
07. The 7th Wave
08. Within the Tomb
09. Fields of Death
10. Death’s Drum