Dal doom al gothic metal/gothic rock attraversando un percorso fatto di album sempre solidi e di spessore. Non mi va di infarcire le recensioni per metà di cose appartenenti al passato di una band, ma il consiglio di andarsi ad ascoltare qualche vecchio disco degli End of Green lo metto comunque, male non può di certo fare (rivolgetevi in particolar modo agli inizi e alle cose espresse verso metà carriera).
Sono passati tre anni dal precedente album, l’anno è il 2013 e vediamo arrivare gli End of Green sotto la prestigiosa Napalm Records, un contratto che potrà fare solo che bene a questi particolari tedeschi. Il problema a questo punto era solo quello di fallire “di striscio” o per buona parte con The Painstream, troppe formazioni -anche consolidate- non riescono difatti più a ripetersi o magari ci riescono giusto per quei due/tre pezzi promozionali, denotando poi l’incapacità di reggere sulla distanza. Ma per fortuna non è questo il caso degli End of Green che invece suonano con inaudita freschezza e passione senza giungere mai ad annoiare l’ascoltatore.
Gothic rock/metal a tratti stradaiolo a tratti più romantico, c’è un po’ di tutto su The Painstream, ma soprattutto ci sono undici canzoni in grado di farti cambiare clamorosamente umore durante il loro stesso svolgimento. Il disco tanto per intenderci non è solo Degeneration (canzone scelta per il video), Hangman’s Joke (apice di questa release, un brano mastodontico nei suoi cambiamenti) o Holidays In Hell (Type O Negative e The 69 Eyes pronti per andare a braccetto) dove già troviamo vaghe differenze d’approccio, anche i restanti brani hanno il loro bel offrire e l’asticella cresce implacabile il susseguirsi degli ascolti.
Una perfetta disamina del disco la si può fare citando Standalone o Final Resistance, poste non a caso una dietro l’altra, la prima è una classica e possibile hit, la seconda invece è una tormentata e profonda nenia (con refrain molto americano). Porta con sé una speciale scorta di veleno Home On Fire mentre Death of the Weakender è una sorta di ninna nanna elettrica e dolorosa. Don’t Stop Killing Me nella sua semplicità è quel brano che gli H.I.M. non riescono a scrivere da diverso tempo, Chasing Ghosts fa invece muovere testa e culo senza chiedere in cambio troppo. Nel mentre – e senza particolari avvertimenti- il refrain si conficca in testa in modo subdolo. Mass Misery è la ballad di turno, ed è ben riuscita, potete quindi immaginare cosa vuol dire quando tale intento viene portato positivamente al suo completamento .
La produzione ok, ideale nel dare la giusta spinta ai pezzi mentre il gran cerimoniere Michael Huber dietro il microfono ha ormai perfezionato il suo strano ed ipnotico stile vocale, andando a personalizzare lentamente la fuoriuscita di ogni pezzo.
Se volete un qualcosa di immediato e macabro allo stesso tempo The Painstream fa certamente per voi, lavoro ideale per i strani momenti dove il complicato non ci invoglia o il troppo semplice non ci calza, perché ci vuole pur sempre quel strano sapore che solo certe canzoni sanno portarci.
Quell’esatto sapore di “sbadataggine profonda” è racchiuso proprio qui dentro.
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Riassunto
Napalm Records (2013)
Tracklist:
01. Hangman’s Joke
02. Holidays in Hell
03. Standalone
04. Final Resistance
05. Degeneration
06. Home on Fire
07. Death of the Weakender
08. Don’t Stop Killing Me
09. Chasing Ghosts
10. Miss Misery
11. The Painstreet