Torna il melodic death metal travestito da folk degli svizzeri Eluveitie con Origins. L’album esce a due anni di distanza da Helvetios e si guarda bene dal cambiare anche solo una virgola del fortunato sound della band. Ed è proprio qui che si trova la vera “novità”: ci si sarebbe forse potuti aspettare un tentativo di espansione, un’apertura verso sonorità più dilatate e melodiche, magari qualche concessione in più a un pubblico “alternativo”. Invece no. Gli Eluveitie, salvo qualche rara eccezione ininfluente, continuano a puntare su velocità e impatto, con la componente folk sempre ben presente e in primo piano, a fare da ornamento costante (mi viene sempre in mente la parola “ghirigori”), ma con le chitarre che restano comunque le vere artefici della direzione dei brani.
Origins si presenta – come da tradizione –-con una lunga tracklist, infarcita di intermezzi, intro e outro, per una durata che sfiora l’ora. Dentro ci troviamo le classiche tracce rapide e ficcanti, guidate dal ruvido e personale timbro vocale di Chrigel Glanzmann, mentre i momenti più melodici sono affidati alla voce eterea di Anna Murphy, protagonista in due brani in particolare: The Call of the Mountains e Vianna.
Non so come verrà accolto dalla critica, ma mi aspetto reazioni forti, sia in positivo che in negativo. Da una parte i conservatori in estasi, dall’altra chi comincia a intravedere segni di stanchezza e ripetitività. Mi viene naturale paragonare la situazione attuale degli Eluveitie a quella dei Dark Tranquillity subito dopo un disco come Damage Done. Guarda caso, proprio la band che ha più influenzato il loro riffing. Vedremo come andrà a finire anche per loro. Finché i brani reggeranno, il cammino potrà ancora essere in crescita.
E per fortuna i brani di Origins reggono bene. Lo dico dopo aver forzato un po’ l’ascolto oltre il primo impatto, che non è stato dei più memorabili. Ma poi, lentamente, una certa “colla” ha iniziato a fare presa. Ogni canzone è riuscita a fornire una sua piccola, determinante particolarità, sia nei casi pienamente riusciti, sia in quelli meno ispirati (ma questo è uno dei vantaggi dell’uso di così tanti strumenti). Sono tutti ingranaggi necessari per generare interesse e lasciare il segno.
Non si può non notare come i pezzi siano ben distribuiti lungo l’album. Se idealmente lo dividessimo in tre parti, ognuna avrebbe i suoi momenti clou. Questa suddivisione mantiene alta l’attenzione dell’ascoltatore, che si ritrova sempre coinvolto, pronto a godersi uno specifico spezzone per motivi ogni volta diversi.
L’inizio con The Nameless è trascinante. E’ senza dubbio lei la regina della prima parte, seguita a ruota dalla frenetica From Darkness, piena di spunti architettonici e dotata di un refrain accattivante. In Celtos emerge invece il lato più spudoratamente folk. Chrigel e Anna si intrecciano con naturalezza, dando vita a un brano che rimane in testa nei momenti più inaspettati.
La “seconda parte” è dominata dalla melodia e dalle particolarità. Spiccano ovviamente The Call of the Mountains (strofa e ritornello crescono con forza, benissimo anche l’inserto narrato) e Vianna (difficile non innamorarsi della voce unica di Anna Murphy), ma anche Sucellos (ottima interpretazione di Chrigel nella strofa) e Inception (il suo “infinitesimal and evanescent” è diventato un tormentone mentale) meritano attenzione.
Nell’ultima parte domina King. Scelta come primo singolo promozionale non a caso, il brano esplode in una cavalcata dove il violino si prende la scena con una brillante improvvisazione. Su un gradino più basso troviamo Virunus, The Silver Sister e The Day of Strife, comunque più che sufficienti per i fan affezionati. Mentre Carry the Torch, grazie alla sua imponenza, riesce a distinguersi nettamente.
Il disco ruota attorno alla cultura celtica, esplorando i misteri che circondano ogni origine degna di questo nome: zappa e pala alla mano, gli Eluveitie con Origins vanno a creare cunicoli in profondità per portare alla luce più verità possibile. Proseguono così il loro cammino con sicurezza: non innovano, ma nemmeno si tradiscono. Aggiungono invece alla loro discografia un altro tassello prezioso, ricco di immagini, suoni e suggestioni, perfetto per tenere vivo il loro immaginario.
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68%
Summary
Nuclear Blast (2014)
Tracklist:
01. Origins
02. The Nameless
03. From Darkness
04. Celtos
05. Virunus
06. Nothing
07. The Call Of The Mountains
08. Sucellos
09. Inception
10. Vianna
11. The Silver Sister
12. King
13. The Day Of Strife
14. Ogmios
15. Carry The Torch
16. Eternity