Dying Out Flame – Shiva Rudrastakam

Dal piccolo Nepal affiora ciò che non ti aspetti. I Dying Out Flame esordiscono con sicurezza grazie a un disco di grande impatto e notevole valore. Una musica la loro che affonda con decisione le mani nel sottobosco underground (sapientemente raccolto dalla Xtreem Music), senza però dimenticare di rendere omaggio alle proprie radici.

Quello che ci apprestiamo a scoprire (mai verbo fu più azzeccato) è un connubio ben bilanciato in un’unica forma. Da un lato un death metal profondo e “insabbiato”, saldo e preciso. Dall’altro un folklore che punzecchia con curiosità, fino a conquistare in alcuni frangenti un ruolo quasi predominante.

Il culto di Shiva viene celebrato attraverso sei brani, per una durata complessiva di 36 minuti. Il percorso si rivela piuttosto vario, e ben presto la curiosità prende il sopravvento. L’intento è quello di confondere i sensi, o quantomeno di scuoterli. La forza di Shiva Rudrastakam risiede sicuramente nella sua compattezza. La band ha lavorato con cura sui pezzi, e la scelta di mantenere la tracklist concentrata per tempo e spazio si rivela vincente. Così, ogni sezione può ritagliarsi la propria sacra attenzione, sia quando si parla delle parti più visceralmente legate alla loro terra, sia quando emergono le sezioni brutali, cariche e rabbiose oltre le aspettative iniziali.

Il duro lavoro ha generato una tale fluidità da rendere superfluo l’uso della “bussola”. Se a tratti si può restare spiazzati, è anche vero che i Dying Out Flame fanno di tutto per non osare più del necessario. Le due anime del disco restano al momento piuttosto distinte, come due correnti ancora in fase embrionale, pronte però a fondersi in futuro, passo dopo passo, in modo sempre più personale.

Basta vivere il netto stacco tra il primo brano Praise of the Omnipresent One (una sorta di “ballata” con intrigante voce femminile, che tornerà altrove senza mai risultare invadente) e la successiva title track, dove un maestoso massacro prende il sopravvento, spazzando via ogni intento più disteso. La produzione dà un contributo prezioso. Sia la componente elettrica che quella acustica hanno respiro proprio, mettendo in risalto una passione autentica per un certo tipo di feeling. Difficile da rendere a parole questo “qualcosa”: un ibrido classico e, a suo modo, innovativo, non per ciò che contiene, ma per come lo fonde. La ricerca del trasporto emotivo viene prima di tutto, indipendentemente dal mezzo scelto di volta in volta (Eternal Mother of Great Time ne è l’esempio perfetto, mostrando al suo interno numerose variazioni accomunate da un’identica tensione espressiva).

Il growl rimanda al miglior Benton d’annata (Trinetra Dhari – Three Eyed One parte proprio in pieno stile Deicide), a sottolineare il grado di violenza e profondità che si tocca nei momenti più selvaggi e incontrollati (in Vayuputra si può arrivare a parlare senza forzature di “mitragliamento”).

Alla fine, non seguirei troppo chi parlerà di clamorosa novità. Shiva Rudrastakam ha il grande merito di completare un processo naturale per questi ragazzi, unendo con intelligenza due mondi che, in teoria, dovrebbero respingersi. E solo per essere riusciti così bene in questo intento, meritano un plauso sincero. Un bel voto ci sta tutto, e non è affatto azzardato. Loro ci rendono l’ascolto semplice, coinvolgente, e sorprendentemente piacevole.

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Summary

Xtreem Music (2014)

Tracklist:

01.Praise of the Omnipresent One
02.Shiva Rudrastakam
03.Eternal Mother of Great Time
04.Vayuputra
05.Maisasura Maridini
06.Trinetra Dhari (Three Eyed One)

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