Descend – The Deviant

Terzo passo discografico per gli svedesi Descend. Un terzo passo che coincide con l’approdo sotto la sempre ottima e norvegese Aftermath Music.

Il nuovo The Deviant segue di ben sei anni il precedente Wither (uscito ai tempi sotto Inverse Records) e assieme a lui prosegue la lotta con l’operato e la forte/opprimente influenza degli Opeth. La prosecuzione di una strada parallela a quella della band di Mikael Åkerfeldt sembra essere molto attenta e maniacale tanto da seguirne le tracce evolutivo-cronologiche; così se con il precedente Wither potevamo ancora rientrare dentro una prima e “mitica” fase, adesso si arriva a quella che sapeva mischiare l’aspro melodic death metal con ampie porzioni progressive con annessi vocalizzi puliti.

I Descend non sono certo degli sprovveduti, la loro musica pensa e fa lunghi respiri, non corre, ma imprime il suo odore senza troppi problemi. Durante l’ascolto di The Deviant penserete a molte cose oltre alla fonte primaria poc’anzi menzionata: Edge of Sanity o Evergrey per e le sponde finlandesi rappresentate da Barren Earth ed Amorphis per tornare poi in territorio svedese con gli In Mourning (mentre con l’introduzione Avalin si respireranno melodie sinuose alla Septicflesh). Un goccio di djent per diluire la materia e tanta creatività/furbizia in sede di songwriting faranno il resto; la terza opera di questi ragazzoni di Stoccolma convince e arricchisce di nuove rigogliose note una branchia musicale non propriamente semplice da fare propria.

The Deviant entra a gambe tese in scena musicando solo l’essenziale senza mai allungare oltremodo il brodo. Certo, a vedere alcune durate si potrebbe temere, ma i minuti finiscono per davvero a scappare letteralmente dalle mani grazie all’estro profuso (asciutta e molto riuscita l’unione tra l’elettrico e l’acustico), all’abilità di risultare flessibili e alla netta bellezza dei singoli pezzi.

L’avanzamento in acque profonde e malinconiche inizia con l’ineccepibile Blood Moon, brano in grado di inchiodarci lì cotanto di orecchie rizzate e super ricettive. Con The Purest One si provano duetti maschili/femminili restando però su basi solide e arcigne prima di permettere al sentimento più profondo di farsi largo sulle note di una incatenante Lily. Oramai avvilluppati dal sound diventerà un gioco da ragazzi il superamente dello “scoglio” rappresentato dalle ultime Wallow e title track (rispettivamente di dieci e dodici minuti). La prima persuade grazie a delle strofe introduttive magnetiche e superbamente interpretate da Nima Farhadian Langroudi e all’intimo arrivo di un sassofono; la seconda chiude l’album con intensità, passione ed indovinati chiaroscuri “da spinta emotiva”.

The Deviant potrà apparire come un azzardo nostalgico, ma per me è l’ulteriore dimostrazione di come si possano scolpire nuove ed intriganti strade da altre ormai battute e unanimamente riconosciute. I Descend hanno l’abilità non comune di riuscire a filtrare questo messaggio con i loro mezzi e un convincente livello di creatività. Nel suo piccolo il disco cresce che è una bellezza, ascolto dopo ascolto.

75%

Summary

Aftermath Music (2020)

Tracklist:

01. Avalin
02. Blood Moon
03. The Purest One
04. Lily
05. Wallow
06. The Deviant