Artiglieria pesante per l’album d’esordio omonimo del terzetto danese Deiquisitor. Catturato dalla bellissima copertina mi sono diretto come un razzo su questa abbondante mezz’ora maciullante e “catramosa”, in cambio ho ottenuto esattamente ciò che mi auspicavo e pazienza se non si può ancora parlare di capolavoro o di prossima, varia ed eventuale ed assicurata rivelazione (poi tutto può essere ci mancherebbe), la soddisfazione regna sovrana anche se penso che per tanti non sarà così semplice riuscire a buttare giù un disco violento, suonato tutto d’un fiato e perennemente danzante sul filo della lama come questo.
La formula si manifesta sotto sembianze death metal, di quello blasfemo e “vorace”, capace di partire dai paletti imposti in precedenza da Morbid Angel ed Immolation sino ad arrivare alle opere bestiali/caotiche e più “abissali” dell’ultimo decennio circa. Non c’è la volontà al momento di estendere la questione ad un concetto diverso, c’è solo la voglia di creare subitaneo impatto, agire incessanti, un accurato “trituratore” e distruttore dei pezzetti di ossa più piccoli in circolazione (anche quelli che di solito rimangono).
I dodici brani non si fanno aspettare ed esercitano beatamente il verbo del “tutto e subito”, agiscono con brevità, secchi fendenti pronti a calare implacabili sul cervello, la ricerca “dell’annebbiamento” è una volontà chiara, quasi dichiarata, solo come l’astuta opera di un buon veleno potrebbe fare. La produzione tende a “nascondere” ed è un bene così, Deiquisitor diventa in tal modo una “mattanza longeva”, prestandosi ben volentieri a continui –e sempre migliori- round d’ascolto.
I Deiquisitor fanno bollire le chitarre come incandescente lava mentre la prestazione vocale riesce a conferire il giusto e sacrosanto gusto diabolico/nascosto al tutto. Ogni brano rappresenterà una sorta di “cascata sonora” pronta a non ammettere replica alcuna, alcuni riff rimarranno incastonati al nostro interno, ma poco alla fine conterà se non il risultato globale (un’idea bella compatta al sol pensiero) e la conclamata capacità di convincimento che si portano dietro. I Deiquisitor confezionano il classico album che non aggiungere nulla di nuovo ad un panorama ormai già conosciuto, la differenza arrivi a comprenderla solo in base all’entusiasmo che lentamente (l’unica cosa a prendersela con calma qui dentro) si farà largo, secondo dopo secondo, brano dopo brano.
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Riassunto
Ancient Darkness Productions, Night Shroud Records (2016)
Tracklist:
01. Black Matter Virtex
02. Altered Terrestrials
03. Celestial Rituals
04. Destroyer of Worlds
05. Forgotten Origins
06. Converging into Singularties
07. Through Ethereal Deeps
08. Elongated Crystal Skull
09. Dispensable Dieties
10. Yule Horror
11. Tempestous Radiance
12. Descensum