Cyrax – Reflections

Reflections è l’interessante esordio degli italiani Cyrax, ai Nostri piace osare e giocare, sfidando l’ascoltatore sin dal principio. Scelgono un genere preciso di riferimento come il power/progressive ma giusto come facciata (in stile indicazioni per l’uso), perché poi vorranno infilarci dentro qualsiasi cosa passi loro per la testa.

Li ho avvertiti folli anche se potrebbero esserlo ancora di più (lo si avverte), è come se al momento cercassero di assecondare certe volontà ben peggiori o chissà, magari ancor più interessanti (questo sarà da vedere/sentire). Sussiste un pensiero del tipo: “ok, siamo pazzi, ma non diamolo troppo a vedere, cerchiamo prima un minimo di ritegno e stabilità“. Quando li sento, oppure quando mi fermo a pensarci sopra a “bocce ferme”, mi rimbalza in testa il paragone di definirli come “L’Elio e Le Storie Tese del metal”, certo un po’ azzardato ora come ora, ma chissà in futuro cosa potranno mai diventare.

Preso atto della natura sperimentale alla base del progetto non bisogna tralasciare nemmeno la non insignificante particolarità di come i Cyrax sappiano comporre pezzi sempre avvincenti. Reflections non ti da mai la certezza di cosa arriverai a sentire da lì a poco, forse non a caso i pezzi di apertura e chiusura sono quelli più bizzarri ed eclettici, Doom Against True Hell di facciata parrebbe essere tutto tranne che un brano “psicolabile” (oppure si?!?), sei lì, pronto ad immaginare proclami o scenari alla Manowar e finisci invece invischiato su basi elettroniche che acquistano di volta in volta un loro particolare fascino (la si può definire come una classica e bizzarra cavalcata heavy metal).

Feel the Essence of Blues invece sposta mappa geografica, suoni e quant’altro si è potuto ascoltare sino a poco prima, si piomba dentro un territorio caldo e sensuale, dove il metal non è tutto, e i Cyrax con questa canzone lo dimostrano più che bene, se deciderete di partire con loro, probabilmente non tornerete mai uguali a prima.

Onesti compositori capaci di scrivere pezzi di rara efficacia come My Kingdom For a Horse (per dimenticare “lo stupido” ritornello ci vogliono le tenaglie), musicisti sempre pronti a trovare l’idea giusta atta a destabilizzare. Sono forti gli impulsi progressive metal aiutati, o meglio caratterizzati da una produzione molto chiusa e precisina. La voce di Marco Cantoni offre sempre vesti differenti, sale, scende, interpreta, diciamo che le prova tutte, come se stesse vivendo un sacrilego dubbio su quale dovrà scegliere per ottenere l’agognata coccarda della personalità.

Da non dimenticare la pazza The Moor of Venice o l’emozionante Fight capace di partire romantica prima di cambiare pelle in una sorta di speed-epic-track. L’ulteriore (ed apprezzata) caratteristica è il loro voler rimanere sempre sopra un minutaggio contenuto, non assistiamo difatti alla creazione di suite da venti minuti o giù di lì, avrebbe significato snaturare l’ossatura di un disco che appare piacevole e snello così com’è.

Reflections è un calibrato colpo di vento, magari ancora timido e talvolta imperfetto, però è capace di cambiare parzialmente l’aria dentro la stanza. Buon umore e gusto sono serviti, e quella copertina in qualche modo rappresenta noi, fermi ed imbambolati mentre cerchiamo di decodificare il messaggio ricevuto.

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Riassunto

Musea Records (2013)

Tracklist:

01. Doom Against True Hell
02. My Kingdom For A Horse
03. The Moore Of Venice
04. Fight
05. Thunderlight
06. Last Call
07. Feel The Essence Of Blues