I tedeschi Cypecore sono riusciti a compiere il famigerato passo più lungo della gamba, un passo che si è fatto attendere circa sei anni (proprio la distanza che separa il precedente Identity dal secondo Take the Consequence). Ma il tempo non è mai speso male quando di fronte incontriamo una band completamente rigenerata, propositiva e chirurgica, a dir poco compatta e con addosso quella voglia di mordere che funge come da virtù di preziosa compagna.
Il fatto che Identity sia uscito autoprodotto è uno dei “crimini” dei quali non riesco proprio a capacitarmi e non voglio proprio credere che l’industria discografica si sia bevuta il cervello sino a questi punti (chissà quanti si sono persi cotanta prelibatezza!). Di certo vederli uscire adesso sotto Vaultroom Records/Cargo Records in occasione del quarto capitolo The Alliance rimedia in parte alla cocente delusione, rendendo a questi ragazzi il “maltolto”. Ma ovviamente senza un nuovo risultato non sarei qui a decantare le lodi ai Cypecore, la formazione tedesca riesce difatti con The Alliance a bissare il valore di Identity, cosa non esattamente semplice da poter attuare (mi capirà meglio chi lo aveva “eroso” a suon di ascolti).
Se c’è una formazione che è riuscita ad estrarre l’essenza dei Fear Factory per girarla a proprio favore questa è senza dubbio alcuno quella dei Cypecore. La forza motrice rappresentata dalla famosa band è solo un pretesto per attaccare con precise sezioni ritmiche e accattivanti momenti con protagonista la voce pulita (fate attenzione alla dipendenza!). Una formula tentata da molti e con alterne fortune certo, ma mai così vicina al nucleo per quanto riguarda perfezione e capacità di espressione attraverso il songwriting. Questo è divenuto maturo nel tempo, esplodendo come il più bello dei fiori su Identity e finalmente confermato da un The Alliance che ne ampia a suo modo la visuale (più melodico dove richiesto, più brutale quando c’è necessità).
E si viaggia sui fumi dell’entusiasmo, non potrebbe essere altrimenti. Saremo trascinati da una di quelle produzioni così perfette da non poterci trovare la minima screpolatura. E le canzoni dannazione, cosa non sono le canzoni! La title track è forse (e dico forse) l’anthem definitivo della band, un connubio magico fra materia puramente catchy e randellamento ritmico/inumano.
Ogni refrain andrà a stabilirsi nella nostra testolina con pretesti di mettere “radici durature”. Non c’è scampo sulle note di Dissatisfactory, brano che infila quella speciale “doppietta dei sogni” che ogni ottimo album vorrebbe contenere in apertura. I Cypecore nel loro cortile stanno ristrutturando le leggi dell’industrial metal attraverso la melodia e scariche di groove (vedremo dove potranno portarci).
Al momento i fatti parlano chiaro per mezzo delle varie Dreamsmasher, Aeons, Reject the Stream (con quanta classe spunta fuori il ritornello), The Voice of Conviction, Leviathan, Values of Death e The Gift of Failure. Tutte trainate da finezze compiute sotto la luce del sole e ritmiche sconquassanti che renderebbero orgoglioso il buon Raymond Herrera .
The Alliance è una prova chirurgica guidata dalle vocals di un Dominic Christoph in assoluto stato di grazia e pronto a dare tutto il possibile all’interno di ogni pezzo. I Cypecore ci tengono incollati attraverso la perfezione, sono macchine è vero, ma hanno anche un’anima, e questa pulsa forte là sotto; molto difficile tentare di non notarla durante lo scorrere di ogni fottuto secondo.
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Summary
Vaultroom Records , Cargo Records (2018)
Tracklist:
01. Intro
02. The Alliance
03. Dissatisfactory
04. Dreamsmasher
05. Aeons
06. Reject The Stream
07. Remembrance
08. The Voice Of Conviction
09. Leviathan
10. Values Of Death
11. The Gift Of Failure
12. Outro