Crematory – Monument

Tornano dopo circa due anni i Crematory, tornano cercando di lasciarsi dietro un segno ben calcato e distinguibile, che possa venir ricordato negli anni a venire. Certamente il nuovo Monument ne tenta di  diverse, sarà impossibile non notare ad esempio alcune strizzatine d’occhio al loro lato più commerciale possibile/immaginabile, ma allo stesso tempo riusciranno a venirsene fuori con brani classici veramente importanti (uno su tutti: la granitica Eiskalt), dai tratti “logici o soliti” ma –detto con sincerità- anche entusiasmanti.

Monument vede anche un piccola rivoluzione interna, ovviamente il “terzetto base” formato da Felix-Markus e Katrin resta sempre al suo posto immobile, ma a questo turno c’è da registrare l’importante separazione con Matthias Hechler e la sua splendida voce, questa verrà sostituita con quella meno personale (ma non di certo da buttare, diciamo che dovremo imparare a masticarla) di Tosse Basler, elemento che andrà a formare una nuova speciale coppia vocale con Felix ma anche di sei corde con il nuovo chitarrista Rolf Munkes.

La curiosità non era poca visti questi pretesti e visto soprattutto il non particolarmente efficace Antiserum, lavoro che poteva sotto alcuni aspetti far suonare pericolosi campanelli d’allarme. Invece siamo qui a parlare di un “rialzo”, un rialzo magari “timido” e per nulla insidioso nei confronti del notevole passato, ma comunque meritevole di essere acquistato e vissuto a dovere. Cercano di essere il più classici possibile a questo turno, ma come già accennato tentano pure una strada  “facile”, contornata da pezzi al miele che di certo non stanno li a tentare di nascondere la loro essenza. Solo accettando questo lato potremo apprezzare Monument, solo così potremo farci bastare quelle punzecchiature da vecchi Crematory.

Avvolti nel loro solito/persuasivo gothic metal d’assalto ci troveremo a dividere il nuovo nato in due distinti tronconi, quello dell’impatto formato dalla doppietta iniziale Misunderstood (quando fanno così il risultato è garantito) e dalla bellissima Haus mit Garten (seguite a ruota da Eiskalt e Falsche Tränen) e quello melodico inaugurato in prima battuta da Die So Soon e proseguito senza veli dalla “super-hit” Ravens Calling (veramente ruffiana e “banale” ma che non puoi evitare di ascoltare sempre per una seconda volta) . Questo troncone vedrà dalla sua fazione brani come la dolciastra Nothing, Before I Die, Everything (quella da “old sensation”) My Love Within e l’ultima Save Me, praticamente la maggioranza di tutto l’album, questo giusto per farvi rendere conto dell’approccio che vivremo per la maggiore.

Detto questo non rimane che elogiare una produzione che ben enfatizza il sound dolce-meccanico di stampo Crematory, la sempre precisa Katrin e le buone linee vocali preparate dal nuovo Tosse (poi al resto ci pensa Felix….. come riempie gli spazi il suo vocione….), poi troviamo una persuasiva ed indovinata copertina in grado di dare subito le giuste coordinate della pietanza. Ma soprattutto il maggior pregio di Monument è quello di non presentare pezzi “escludibili”, tutti finiranno infatti per meritarsi una piccola fetta di palcoscenico (chi più chi meno certo, un pochino di “notizia” la questione la solleva).

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Riassunto

Steamhammer (2016)

Tracklist:

01. Misunderstood
02. Haus mit Garten
03. Die So Soon
04. Ravens Calling
05. Eiskalt
06. Nothing
07. Before I Die
08. Falsche Tränen
09. Everything
10. My Love Within
11. Die letzte Schlacht
12. Save Me