Ad appena due anni dal debut Nadia tornavano i colombiani Cóndor con Duin (inizi 2015), un disco accesso nel suo piccolo da tanta passione e ruspante sentimento. La band non eccelle di certo per caratteristiche tecniche, ma riesce a dire la sua dal lato dell’essenzialità, riesce anche a buttare giù uno stile poco delineato, a cavallo fra heavy/doom metal e situazioni decisamente più arcigne e forzute (affiancate da una prestazione vocale estrema). La loro musica è piena d’antico spirito guerriero, ed è capace di ergersi grazie ad indovinati quanto “polverosi” spaccati melodici (con il cannocchiale si guarda -a tratti- persino fino al Nord Europa), sempre ben miscelati con quelle preferenze smaccatamente classiche e di netto dominio.
Nella loro semplicità (e senza dover badare per forza a risultati alti) i Cóndor convincono, la sensazione è capace ad allargarsi silenziosa quanto una macchia d’olio, e ce ne renderemo conto scorrendo, vivendo la tracklist (con pazienza, come le canzoni stesse ci insegnano) con la necessaria attenzione. Certo Duin alla’apparenza suona come un buon demo o giù di li, sarà solo su tale “dimensione” che dovremo giocarci l’intero ascolto (inutile cercare cose che non troveremo mai), con tanta leggerezza e nessuna anticipata pretesa, solo in quel caso potremo succhiare il buon succo che deriva “puro” dalle loro soffuse evoluzioni.
L’originalità della proposta la potremo già respirare al solo “tocco” della copertina, colorata e subito indicativa circa la particolarità che andremo a vivere poco dopo. Metal che guarda agli aspetti primordiali/carnali, contento d’apparire rude, schiacciante e in “rilievo” così com’è. Certo a tratti potrà affiorare un pochino di noia, ma c’è da dire che non sarà mai una componente “fissa” o altamente fastidiosa, diciamo che anche quella finirà per far parte del loro speciale quadro senza infangarlo. Le migliori sensazioni me le hanno date su alcune brusche accelerazioni (mai abusate e sparse con intelligenza), ma nuovi ascolti daranno lustro anche ai momenti più lenti, secchi ed “ossianici” (bagnati costantemente da una flebile luce solare).
I Cóndor ci fanno dono di una piacevole esperienza. Seguire il possibile percorso che ne seguirà sarà senza dubbio interessante.
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Summary
Gomorrah Records (2015)
Tracklist:
01. Río Frío
02. El Lamento de Penélope
03. La Gran Laguna
04. Coeur-de-lion
05. Condordäle
06. Helle Gemundon in Mod-sefan
07. Adagio
08. Duin