Conan – Blood Eagle
Immaginate un qualcosa di epico, immaginate polvere a sovrastare nello scenario, polvere ovunque, poi immaginate una qualche imponente figura uscire indistinta da quella massa fumosa. Una volta fatto questo date un suono a tale visuale, quel suono è esattamente la musica dei Conan. Pachidermico epic doom? Ineffabile e velenoso Sludge all’ennesimo potenza? Mescolate le carte a vostro piacimento perché è tutto li, un blocco di tre quarti d’ora asfissianti, ciondolanti e anti-tutto, “piazza pulita” di ogni cosa, emozioni e quant’altro, solo istinto e la capacità di lasciare andare ogni tipo di sensazione, un trip oscuro, malefico e malato, musica che sa smuovere alcune rocce apparentemente irremovibili poste nel nostro inconscio, un percorso fatto di sudore, sangue e proprio per questo terribilmente “umano”.
E’ “terreno”, è evocativo, Blood Eagle è un disco che se potrà catturare lo farà dal principio con il primo giro di chitarra della opener Crown of Talons, spirito rudimentale, produzione “in your face” ma in qualche modo evanescente, il gioco sta tutto li, in una sorta di duello “vedo-non-vedo” che in un unico blocco piomba su di noi senza lasciarci la minima tregua. Puro tormento scandito come se fossimo comandanti in una sorta di marcia imposta ma stranamente esente da dolore, intrattenuti da riffs tanto semplici quanto belli ed efficaci non possiamo che dichiarare apertamente “tregua”, consegnare armi, bagagli o quant’altro e rimanere schiavi di una musica atta a perforare con rudezza, tramite mezzi leciti e meno, quello non ha davvero nessuna importanza. I Conan dimostrano di avere coraggio, usano modi e strutture vecchie, non ne cambiano granché forma ma in qualche modo catturano l’attenzione come se ci trovassimo di fronte ad una forma “nuova” e ancora inesplorata. Si, Blood Eagle è proprio un grande disco, con la parola “grande” a sottolineare non la bellezza ma lo spessore, puro granito imperforabile, cosa che ti fa desistere dal cercare di scalfirlo presto, molto presto.
E da quel scenario fumante emerge la voce, eterea, sofferta, evocativa, centellinata in parole ma fatta di un suono completamente inerente (ma in qualche maniera anche avulsa) alla struttura strumentale. Passi di gigante, dapprima lenti come nella già citata Crown of Talons, poi più spediti come ad esempio su Total Conquest o abrasivi in Foehammer. C’è una sottile diversità di approccio ma poco cambia perché tutto va a ricercare la fonte primaria, tutto si unisce rafforzando un unica massa fatta di dolore, di costante ed epico fardello. Ed il bello è che si gode, si gode tanto, ebbri di quella potenza delle chitarre, perforanti nella loro lentezza e nel loro saper trovare sempre la soluzione più vincente possibile (che spesso vuol dire in questo caso anche la più semplice).
Slabbrati e profondi, date una forma al “grasso” e poi guardatelo, immaginatelo rotolare da qualche rupe, sogghignate al pensiero di soffocamento perché Blood Eagle è un “farsi violentare” con assoluta consensienza.
Questo disco è la miglior risposta a tutti quelli che cercano ad ogni costo l’evoluzione, sembra stare fermo su un cucuzzolo a dire “guardate cosa si può fare con pietra, acqua e fuoco”.
Summary
Napalm Records (2014)
01 – Crown Of Talons
02 – Total Conquest
03 – Foehammer
04 – Gravity Chasm
05 – Horns For Teeth
06 – Altar Of Grief