Children of Bodom – I Worship Chaos: Riecco il ritorno della magia perduta
E finalmente ci riuscirono! La mia partita interamente negativa con i Children of Bodom può dirsi conclusa con l’arrivo di I Worship Chaos. Che dire, devo ammettere che già Halo of Blood ci provava. Era un chiaro segnale di ripresa. Per molti è orbitato a ben più alti livelli, ma anche per me, nonostante non sia riuscito ad arrivare alla totale sufficienza. Ma questa “buia epopea” arriva al punto forse cruciale (il prossimo disco sarà importantissimo se visto da questa prospettiva). Eh sì, perché questa volta la band di Laiho riesce nell’arduo compito di completare l’impresa. Portandosi a casa tutti e dieci i brani, nessuno escluso.
Certamente ci si muove sempre in acquitrini pericolosi (un habitat ormai ben conosciuto). Campi disseminati di tranelli ovunque, ma con I Worship Chaos i Children of Bodom tornano quantomeno a farti esultare senza troppi pensieri o “menate varie” sopra un loro prodotto. Aver accantonato possibili pensieri evolutivi è sicuramente un fattore penalizzante (e logico, visti i risultati passati). Una sorta di chiusura a riccio su loro stessi, mentre il paragone con i soliti dischi – che non sto neppure a citare – resta ancora improponibile. Ma almeno, questa volta, tornano a ruggire. Carburano per poterti destare da quel letargo durato troppo a lungo, costruendo pezzi godibili che, per quanto possano risultare forzati e tutto, non te lo fanno mai davvero pesare.
Produzione esplosiva e tastiere al servizio dell’equilibrio
Possiamo considerarlo come l’album dell’inganno, della magia che torna a sortire gli effetti sperati. Come quel tanto atteso pargolo che avevo ormai smesso di aspettare in piedi davanti alla porta.
Risulta vincente, senza dubbio, la produzione. Esplosiva, rigogliosa e pulsante, riesce a colpire quando deve e “colorare” quando la band decide opportunamente di rallentare (e devo dire che lo fa particolarmente bene e con non poco gusto). A tal proposito, risultano egregie e importantissime le tastiere di Janne Warman. Mai eccessive o “sbrodolone”, ma determinanti ai fini della chiusura del cerchio e del completamento di ogni singolo brano.
Nono tassello, il “disco giallo” (di copertine, devo ammettere, ne hanno sbagliate poche, ma questa veste apocalittica si sposa bene con la musica e va dritta fra le loro migliori di sempre) si difende bene sotto tutti i punti nevralgici. In primis, ha le giuste tracce “da richiamo” (I Hurt – già un arrembante classico – e la splendida Morrigan, il cui ritornello non posso proprio evitare di “mimare” durante la giornata di un suo ascolto). Poi si riesce a piazzare il pezzo da novanta autocelebrativo che al momento è pure il mio indiscusso preferito: My Bodom (I Am The Only One).
Comprimarie di lusso e sorprese ben calibrate
Ma oltre a questo, si completa il quadro con i giusti lenti atmosferici. In primis con lo stile Hypocrisy esibito sulla profonda Prayer for the Afflicted, e in seguito con l’altrettanto buona, quieta e ottimamente interpretata All for Nothing. Poi abbiamo una serie di comprimarie di lusso come Horns (alcuni gorgoglii tingono l’aria di malinconia), la corale title track, la sfuggente e “danzereccia” Hold Your Tongue, e una dirompente Suicide Bomber. Incredibile arrivare così famelici all’ottava in scaletta, non lo credevo più possibile.
Non rimane molto altro da dire. Se l’inconfondibile incedere dei ragazzi di Bodom significa ancora qualcosa, I Worship Chaos rappresenterà per voi un regalo davvero speciale. Logicamente in proporzione alla vostra capacità di lasciarvi andare o meno.
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Summary
Nuclear Blast Records (2015)
Tracklist:
01. I Hurt
02. My Bodom (I Am the Only One)
03. Morrigan
04. Horns
05. Prayer for the Afflicted
06. I Worship Chaos
07. Hold Your Tongue
08. Suicide Bomber
09. All for Nothing
10. Widdershins


