Child Of Caesar – Love in Black: gothic metal dalla Germania, tra ricami romantici e déjà vu seducenti
Per il loro ballo di debutto, i Child Of Caesar hanno scelto la compostezza: dieci brani e tre quarti d’ora adeguatamente ripartiti.
Stiamo parlando di una band proveniente dalla Germania. Col senno di poi appare anche un po’ inaspettato, viste le influenze tirate in ballo (il tutto senza veli, c’è da dirlo), ma è anche vero che ogni cosa ne nasconde un’altra, e in questo caso recita il nome di The Sisters of Mercy. Non è qui che ci fermeremo a lungo però: più che da loro, i Nostri acchiappano sensazioni care ai Tiamat del periodo diciamo “dolciastro” (è tutta una conseguenza). Da lì in poi, il passo si farà corto, tanto da trovarci piacevolmente a tu per tu con improvvisi, graditi e cromatici déjà vu.
Il momento della scelta è sempre critico: devi sapere perfettamente cosa intendi fare con la tua musica, perché potrai apparire meglio o peggio (poco importa, almeno inizialmente), ma ciò che conta sarà quello che riuscirai a trasmettere nell’insieme dei fattori. Nel gothic metal/rock, questo pensiero diventa ancora più significativo. Sarebbe troppo facile scrivere una, due o anche tre canzoni vincenti, per poi starsene lì a gongolare. Magari con una di queste ti riesce pure “il colpo” e abbatti quella barriera che divide la tua audience iniziale “da quell’altra”, quella che – in pratica – muove i soldi pesanti. Ma i Child Of Caesar, al momento, non fanno parte di questa categoria. La loro prova è ben elevata e si respira con chiarezza lungo tutte e dieci le canzoni del loro seducente Love in Black.
Voce confortevole e produzione internazionale: l’eleganza malinconica di Child Of Caesar
Il cantato è affidato a Daniel Mitchell (leader unico degli americani Autumns Eyes): la sua voce si stende confortevole e mai eccessiva in nessuna direzione. La registrazione si è svolta in Germania agli Tones & Tunes Studios, giusto prima di finire nelle grinfie sicure dei noti Finnvox in Finlandia. Questo dovrebbe darvi le ultime coordinate necessarie, instradandovi verso l’ultima parte delle influenze riscontrabili su Love in Black: la terra dei laghi con The 69 Eyes, H.I.M., For My Pain, Reflexion, più che i soliti Sentenced, che qui appaiono solo di striscio.
Defector irrompe con l’unico intento di far capire come stanno le cose. Ritmiche “a spinta” e ritornello armonioso pronto a ficcarsi subito in testa. Con A Red Sun mi è impossibile resistere, praticamente il catchy che non puoi fare a meno di amare. Gates e Worlds Without Skies mi hanno fatto strabuzzare gli occhi e ricordato Frozen, gran disco firmato Crowhead (Norvegia, 2002).
Il bello del disco va al di là della sua linearità: le canzoni riescono a evocare momenti diversi o band diverse. Su Nero, ad esempio, si “musicano” gli Amorphis, restando pur sempre con i piedi nelle scarpe scelte con decisione dai Child Of Caesar. Long Live the Night traccia una linea decisa che parte dai Tiamat per arrivare ai Type O Negative (per quanto mi riguarda, un’altra hit). Nella seconda parte spicca senza dubbio You, dotata di un refrain funzionale quanto un cercapersone. Poi la title track, heavy e burrascosa; e ovviamente la già accennata e seducente Worlds Without Skies.
Dopo gli ottimi Velvet Six, l’etichetta Inverse Records si riconferma nel 2015 al top per quanto concerne il genere più “romanticoso” e struggente in circolazione. Quel disco che non ti aspetti – di così alto livello – dalla Germania.
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75%
Summary
Inverse Records (2015)
Tracklist:
01. Defector
02. Red Sun
03. Gates
04. Nero
05. Long Live the Night
06. Lost Sacrifice
07. You
08. At Heart
09. Love in Black
10. Worlds Without Skies