Classico, gutturale e pastoso brutal death metal. Quante volte non ci sforziamo neppure di ascoltarlo ben sapendo che un qualcosa infine poco ci sorprenderà? Quante volte abbiamo mollato un disco dopo poche canzoni in preda a noia o spasmodici deliri da déjà-vu? Oppure quante volte abbiamo finito a stento un prodotto in modo apatico senza capire quanto effettivamente ci abbia preso o meno? Ebbene la domanda da un mucchio di soldi è la seguente : “può The Impious Doctrine essere uno dei suddetti lavori?”. La mia risposta è : “assolutamente no!”. Sono fermamente convinto che gli spagnoli Carnivorous Voracity siano riusciti nella costruzione di un disco davvero bello e pimpante, lesto nel distribuire sudicie e avvincenti frustrate tramite una propria, distinta, malevola e puntigliosa grazia.
Intro più nove brani disposti solo ad opprimere e schiacciare facendo sfoggio di una tecnica posta sempre al servizio di una molle, maleodorante e gorgogliante massa. L’unione fra abilità strumentale e varie sconquassanti voracità rappresenta una sorta di pura e idilliaca leccornia, un modo di devastare che non finisce mai per dare sui nervi e che riesce pure a riempire in modo adeguato lo spazio sonoro a noi circostante. Finiremo in tal modo trascinati, appesi ad una corda lercia su pozzi profondi ma mai così bui da impedirci una visuale globale della loro interezza.
Un sound “colorato e corposo” sguinzaglia pezzi caparbi, bastardi e insistenti, pronti a lasciarci il tempo necessario per decifrare a modo le varie componenti di una testa realmente dura per quanto concerne intenti e obiettivi. Giù di voce gutturale, asce martorianti e basso a stendere sinuose zappate, tracciati opportuni a ridosso di un’indiavolata batteria.
I trentasei minuti proposti dai Carnivorous Voracity legneranno con piacere, efficacia e nociva rapidità. Non si potrà sfuggire ai retaggi pastosi di Epiphanies of Perverse Egocentrism, solo la prima di tante per le quali potrei erigere parole di immutato rispetto. La formula non verrà mai smontata lungo il percorso lanciato dai Carnivorous Voracity e così in perenne scia potremo godere della magmatica Steeped in Magnanimity, dell’agile e variegata Grotesque Expiation of Dissolute Lambs e dalla tormentosa Anatomic Human Degradation per poi terminare beati e ormai annichiliti fra le macerie di The Threshold of Obliteration e Transferable Malignity.
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Summary
Amputated Vein Records (2015)
Tracklist:
01. Raised Toward Heaven
02. Epiphanies of Perverse Egocentrism
03. Steeped in Magnanimity
04. Grotesque Expiation of Dissolute Lambs
05. Secularize
06. Anatomic Human Degradation
07. Serpent’s Nest
08. The Threshold of Obliteration
09. Anthropophagous Infanticide
10. Transferable Malignity