Carnality – Dystopia

Carnality – Dystopia: caos controllato e brutalità chirurgica

Un macinare costante e abitualmente sconnesso. Dystopia è il secondo album degli italiani Carnality, ed è un crimine sonoro chirurgico ed efferato, costruito e commesso senza nemmeno sporcarsi le mani.

Pulizia e precisione sono vocaboli da tenere bene a mente prima di affrontare questi scorticanti quaranta minuti. Selvaggi, eppure composti; ordinati nell’insieme, ma ingarbugliati alla radice. “La follia della razionalità” – così verrebbe da intitolare l’ipotetico sottotitolo di Dystopia, un disco che lentamente si insinua, rivelando il suo notevole (e mai banale, aggiungerei) valore. Un lavoro che potresti rischiare di pagare alla lunga, se non gli dedichi la necessaria attenzione.

Una distopia sonora tra claustrofobia e razionalità impazzita

Barbarie continue, tempi e controtempi che si mescolano generando un caos perpetuo, orchestrato al meglio da un growl imponente, capace di dislocarsi su tonalità più sofferte quando richiesto. Le chitarre si arrampicano su lisce pareti, seguite in modo apparentemente disordinato da una batteria sempre pronta a emergere, trionfante nel suo compulsivo lavorare. Questo è death metal tecnico e ispirato, ma non il classico prodotto “da mal di testa”: qui le cose passano sottili e potenti, rocambolesche a loro modo, attente a muoversi senza distruggere. È come se l’aspetto tecnico – pur ben presente – non venisse mai ostentato, lasciando spazio all’impatto d’insieme.

Dystopia è certamente ambizioso. Vuole sputare fuori tutta la rabbia pensata, e quasi ci riesce (impresa impossibile, perché si paga sempre dazio a una delle due facce della medaglia: il cervello da un lato, l’azione dall’altro). Le due forze triturano e partoriscono situazioni continue. Claustrofobia, aria irrespirabile, lampi improvvisi in cui la speranza rimane laggiù, come l’ultimo dei fari. Sì, Dystopia è un disco che abbatte, che ti flagella in ogni singolo secondo, e forse è proprio per questo che alla fine non lascia tracce riconoscibili. Il ricordo si dissolve, restiamo quasi arati da tutta questa scarica, come condotti o controllati meccanicamente. Il concept alla base valorizza appieno le sensazioni evocate (cosa non sempre scontata), e ciò che rimane è solo un lontano barlume di sospetto a nutrirci in segreto, e cosa c’è di più tragico?

I Carnality sono una certezza: la brutalità può anche essere elegante

L’omogeneità è il fondamento dell’album: una canzone vale le altre, e viceversa. Il manto caotico – ma non troppo – si estende dall’inizio alla fine come un disegno già tracciato in partenza. Specificarlo è importante, perché un equilibrio insaziabile e preciso è calcificato nel DNA dell’album, e lo si avverte subito. Sarebbe vano e controproducente cercare di opporsi a un’energia così ben direzionata.

Nota di merito alla produzione. Era facile, data la proposta, scivolare nella sterilità. E invece no: il bilanciamento è perfetto anche da questo punto di vista. All’ascoltatore non resta che ringraziare, e farlo più volte. Con Dystopia, i Carnality diventano una realtà fulminante e una promessa concreta per il futuro. Perché anche l’impeccabilità, in fondo, è sempre perfezionabile.

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Summary

Memorial Records (2014)

Tracklist:

01. Abyssus Abyssum Invocat
02. Doomsday
03. Fall of the Human Ratio
04. The Right of Oblivion
05. God Over Human Ruins
06. A Sysyphus Drama
07. Lord of Drones
08. Silent Enim Leges Inter Arma Pt.1 – A Simulacrum of Humanity
09. Silent Enim Leges Inter Arma Pt.2 – Resignation
10. Silent Enim Leges Inter Arma Pt.3 – The Gift of Anomie

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