Non prendersi sul serio e uno spiccato senso dello humor dovranno essere componenti poste in circolazione nel vostro organismo prima di poter buttare giù questa mattonata di brutale e “slammoso” death metal.
Ci hanno messo ben dieci anni i Bösedeath prima di ritornare a far spuntare la testa dal buco (non teniamo conto delle “piccole” uscite) e decidersi a partorire questa ignobile e puzzolente mezz’ora. Il divertimento posto prima di tutto, una sorta di giochetto macabro, esibizione ed intrattenimento oltre misura, partendo dalla copertina passando per i demenziali titoli e conseguenti liriche a traino (possiamo certamente immaginarle laddove non le comprendiamo), mentre a riportare le cose in carreggiata ci pensano i momenti di “lucidità” (ma se questa è lucidità cosa non lo è?), dove i Nostri giungono a randellare senza ritegno, quanto un caimano ingrifato.
Pellaccia dura che traspare attraverso le poderose e soffocanti ritmiche, voce che è classico suono gutturale guarnito di sole sozzerie, Impaled from the Left non è di certo un disco in grado di spiccare sopra una scena super inflazionata, non è nemmeno quello capace di farsi notare nel suo proporre sempre e comunque “nulla di nuovo”. No, Impaled from the Left è quell’uscita anonima, destinata a bivaccare nel più sconosciuto territorio underground, musica capace di strapparti un sorriso per una mezz’ora priva di pensieri. Ti fanno sbattere il piedino, esaltare su qualche stacco ben calibrato ma nulla potrà impedire di raschiare via quel sapore di “simpatia”, quello capace di portarti dritto al settore del dimenticatoio.
Eppure il loro sporco lavoro lo fanno, dimostrano conoscenza del genere e voglia di esprimerlo al meglio, sprofondano bene in quel porcile quando ci si mettono, ovviamente se il problema di aver praticamente sentito già ogni cosa nel genere non vi procura grattacapi, avrete trovato un’altra bella pallina di sterco con cui dimenarvi. In fondo quanto è bello mettere su un disco capace di farti dimenticare per qualche minuto le cose più serie o cruciali, anche quelle di una semplice ed ordinaria giornata. E nel suo “non aggiungere” niente, Impaled from the Left arriva a rappresentare una possibile variante, l’imprevedibilità data dal cazzeggio di alcuni ragazzi riunitisi appositamente per questa precisa occasione.
Il sound è bello peso, le chitarre grattano, il vocione scava nell’ignobiltà in maniera classica e animalesca (anche se le tubature non vengono “tappate” in maniera eccessiva), mentre le tempistiche si fanno imprevedibili passando con ben poca costanza da rasoiate potenti a rallentamenti spacca collo. La produzione -bisogna dirlo- aiuta la mia critica positiva, ogni volta che attaccano con le chitarre provo un insana goduria (penso nello specifico a Creative Methods of Vaginal Demolishment, che la sua “introduzione” sia anche un omaggio a Jon Lajoie ed il suo Mc Vagina?) e i continui siparietti parlati giocano l’effetto stacco sempre sperato quando si butta giù un disco di questo tipo.
Per razzolare male o per insudiciarvi un po’ dopo qualche ascolto diciamo “più elegante”. I Bösedeath non si faranno problemi nel tentare di far emergere il vostro lato peggiore.
Momento migliore: il rallentamento catramoso operato su You Can´t Spell Funeral Without Fun.
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Riassunto
Rotten Roll Rex (2014)
Tracklist:
01.Animal Style
02.Creative Methods Of Vaginal Demolishment
03.Decapitate The Headless
04.You Can’t Spell Funeral Without Fun
05.Southern Fried Homicide
06.Vampire Diarrhea
07.Voodoo In De Wäschkisch
08.Slut Machine
09.One Shit Wonder