Bleeding Gods è la nuova sensazione in campo extreme metal, lo fiuti nell’aria, lo vedi nella promozione e lo avverti distintamente nel resto della bilancia. La manovra della Nuclear Blast Records è chiara e lampante: fare della band olandese la nuova realtà del genere death metal sinfonico. La “mossa” (se di mossa si può parlare) è preparata sin nei più piccoli dettagli; l’immagine è fiera, nera e truce, mentre i nomi che si vogliono seguire saranno presto chiari anche ai sordi dopo un veloce primo ascolto. I Bleeding Gods si evolvono per rastrellare una fetta del crescente pubblico di realtà affermate come Septicflesh e Behemoth in primis, ma si andrà pure a sfiorare coste care a Dimmu Borgir (per certi affiancamenti ritmici/tastierosi), Ex Deo e Fleshgod Apocalypse. Se avete notato la crescente notorietà di queste band (chi più, chi meno e con dinamiche differenti) nel corso degli ultimi tempi avrete da soli la risposta del perché i Bleeding Gods suonino questo particolare e “pomposo” stile e del perché nel frattempo siano finiti sulla bocca di molti. Ma bisogna essere bravi e lesti, e se non lo sei abbastanza la Nuclear Blast mica ti piglia fra le sue ormai ricche braccia, e quindi eccoci qui riuniti a parlare tutto sommato bene del loro Dodekathlon, un concept album che ci narra di Ercole e delle relative leggende greche.
I Bleeding Gods ci presentano un lavoro corposo di dodici brani per un totale pronto a lambire l’ora di durata. La questione è sicuramente “pesante”, te lo dice una produzione pronta a distruggere i vetri dei vicini di casa e una violenza del tutto palpabile dietro ogni angolo.
Un po’ di preparazione per affrontare un disco del genere ci vuole comunque. I dodici pezzi sono un bel macigno da dover superare e digerire, anche per chi mastica abitualmente tali rudi e scorbutiche forme. E pensare che la melodia è pure ben presente, ma quasi non filtra dal poderoso wall of sound imbastito con onore e merito dalla produzione . Trovo che il problema di Dodekathlon venga proprio dalla caratteristica messa con prepotenza sul piedistallo, sto parlando ovviamente della forza e dei “muscoli”, una forza pronta senza dubbio a travolgere, ma che alla fine rende le cose “piatte”, spesso schiave di formule ripetute che ti danno una sensazione di stanchezza, di stare a sentire lo stesso brano ripetuto uno svariato tot di volte.
Non a caso gli highlights sono stati serviti come anteprima e rispondono ai nomi di From Feast to Beast e Tripled Anger, a loro affiancherei giusto la violenta Seeds of Distrust, l’opener Bloodguilt e Savior of Crete anche se poste tutte almeno un gradino sotto.
I Bleeding Gods stampano un disco professionale e tutto, un disco che di sicuro intrattiene come da auspicio, ma è anche vero che vola via con un misto di cose che vanno dalla pesantezza alla troppa facilità. Possiamo senza dubbio dire che è bello e decantarne l’enorme professionalità che lo manovra, ma poi ci pensi e realizzi che forse non è proprio così tanto bello, ecco lì.
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Summary
Nuclear Blast Records (2018)
Tracklist:
01. Bloodguilt
02. Multiple Decapitation
03. Beloved Artemis
04. From Feast to Beast
05. Inhuman Humiliation
06. Birds of Hate
07. Savior of Crete
08. Tyrannical Blood
09. Seeds of Distrust
10. Tripled Anger
11. Hera’s Orchard
12. Hound of Hell