Black Funeral – Scourge of Lamashtu

L’arrivo di Azgorh Drakenhof alla corte Black Funeral è andato a settare nuovi parametri per la creatura di Akhtya Nachttoter. Il nostro dopo il rilascio di Vukolak pareva essersi un pochino smarrito sino all’arrivo della proposta fatta da colui che determina l’operato del monicker Drowning the Light. La cosa diventava evidente, tangibile, con l’arrivo del nono capitolo discografico intitolato Ankou and the Death Fire, un disco che sembrava uscire dalla sconfinata distilleria dell’artista australiano (un disco differente per questa entità specifica, ma molto valido).

Per quando le due band siano unite da uno spiccato senso “vampirico”, sembrava essersi smarrita la strada che aveva contraddistinto il nome Black Funeral, una strada che oggi si cerca di tornare a percorrere con Scourge of Lamashtu, decima rude pietra impostata dal Signor Nachttoter.

Nel mentre sono passati quattro anni e Azgorh è ancora qui e lo si sente. I due sembrano aver voluto filtrare al meglio il lavoro, e a questo giro il disco appare come un ibrido capace di restituire la giusta personalità alla dimensione Black Funeral (mettetevi su Seven Udug-Hul e ricordate pure ciò che era, il rallentamento porta con sé pura estasi).

Il disco ci parla di mitologia mesopotamica e nello specifico del demone Lamastu, ottimamente raffigurato su una copertina che non può passare inosservata. La musica avanza con rude marciume tra classiche situazioni feral/malinconiche e solite “rumorosità” da cantina partorite dalla mente di Michael W. Ford. Il disco suona in tal modo sporco e demoniaco come da tradizione Black Funeral portando a casa un risultato di rilievo.

Più penso a questo “matrimonio” artistico e più sono contento per queste due entità che hanno trovato tempo e modo di collaborare in maniera altamente proficua. Si parla con molta probabilità di un fan che arriva a portare nuova linfa vitale, linfa che inizia a prendere forma per portare avanti un discorso rimasto in precedenza privo dei necessari sbocchi.

Scourge of Lamashtu dà molto, esprime un sensorialità carnale, appare bilanciato nelle parti e trasporta lontano sulla scia delle chitarre di un Azgorh dannatamente ispirato e martoriante. Ciò che esce dalla opener Kassaptu Lemuttu è solo un ghiotto antipasto che verrà ribadito dalla successiva e nostalgica The Vampyric Rabisu at the Threshold, dalle spire di una nociva Nergal (Lord Who Prowls by Night). dalla malefica magia della title track e dal “rilascio” della perfida e sinistra Gidim Hul (Bloodthirst of the Demonic Dead).

I Black Funeral tornano a far sentire forti odori rituali, il loro Scourge of Lamashtu saprà ampiamente soddisfare gli estimatori di prodotti passionali e ancora oggi –nonostante il nome ormai noto- considerabili al 100% underground.

77%

Summary

Iron Bonehead Productions (2020)

Tracklist:

  1. Kassaptu Lemettu
  2. The Vampyric Rabisu At The Threshold
  3. Nergal (Lord Who Prowls By Night)
  4. Seven Udug-Hul
  5. Scorge Of Lamashtu (She Who Strangles The Lamb)
  6. Gidim Hul (Bloodthirst Of The Demonic Dead)
  7. Pazuzu King Of The Lilu-Demons