Bioscrape – Psychologram

Una scatola sigillata ed impenetrabile quella costruita dagli Bioscrape in occasione di Psychologram.

Una materia in grado di acquistare volume insieme ai suoi poderosi e slanciati spostamenti (non immaginatevi mondi eccessivamente meccanici: qui, alla fine ci sarà solo tantissima fluidità). Che razza di disco Psychologram, che incredibile escalation mi sono ritrovato a vivere grazie a questi Bioscrape. Sogghigno al pensiero di quel primo, freddo ascolto, in cui l’album appariva sotto una luce completamente diversa (magari non del tutto negativa, ma un po’ noiosa col passare del tempo).

I Bioscrape tagliano l’importante traguardo del secondo full-lenght (il primo si intitolava EXP.01), e dimostrano di essere band con chiari concetti e salde idee da esprimere. Se potessimo vedere pregi sul termine “disfunzionale” questi sarebbero di certo i principali da adottare per descrivere Psychologram. Potrà risultare complicato spiegare esattamente cosa suonino (detto in maniera secca: metal alternativo/estremo, straripante di situazioni groove), ma una volta familiarizzato a dovere con il loro sound, il problema svanirà magicamente.

Appena 38 minuti. Quando li leggi stenti quasi a crederci. Le canzoni sono così piene e straripanti che quasi non ti accorgi di come, alla fine, formino tutte piccole particelle di un disegno completo, privato unicamente della parola pietà. Solo quando guarderemo l’insieme ne realizzeremo l’ingente e reale portata.

Si contano dieci brani, tutti inebrianti e speciali. Ancorati, per il momento, a qualcosa di conosciuto -ricordi, lampi, immagini- eppure proiettati verso un mondo ancora poco esplorato, dotato di un tasso di fertilità così elevato da poter irradiare ogni cosa per lunghi anni.

Il riffing di Primordial Judge rischia di “violentarti” anche durante i momenti meno opportuni della giornata. Il suono abbraccia, forte di un basso sempre protagonista e una batteria istintiva. La voce recita sofferenza su svariati livelli, oscillando tra momenti sporchi e brutali e altri aspri e arcigni, per poi rimbalzare su passaggi simil-puliti, utili a staccare quel che serve dalla manovra.

Piano piano ogni canzone finirà per venir compresa al meglio. Ogni passaggio verrà puntualmente prima recepito e poi recitato (interiormente o meno, poco importa; mi viene in mente il bel “thank you, shit” della song Bioscrape). Devo ammettere che, dopo il tormentone iniziale di Primordial Judge, l’album trova il suo meglio nella sequenza formata da Killer Collision (becera e sporchissima la prestazione vocale), Cyber Hope (il refrain è il mio picco assoluto del disco), Astro Noise (puro sfogo nella sua coda) e la trascinante Echo Silent. Senza togliere nulla al resto,(vedi ad esempio la title track) si tratta solo di piccole preferenze personali all’interno di un mondo assolutamente lineare.

Sembra di assistere ad una ribellione robotica dall’indole umana (una parte del loro sound conduce in qualche modo al passato). Così strana da immaginare, ancor più strana la sensazione di poter pensare di farne parte. Eppure sarà proprio in questa direzione che verrete prima lavorati e poi inglobati da Psychologram.

L’opera seconda dei Bioscrape è più che consigliata quindi, anche in virtù dell’ottima confezione digipack curata da Overdub Recordings. Perché stringere fra le mani un bel disco come questo varrà sempre di più che possederlo su qualche cartella sparsa chissà dove.

  • 73%
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Summary

Overdub Recordings (2015)

Tracklist:

01. Primordial Judge
02. Mechanical Providence
03. Aliena
04. Bioscrape
05. Killer Collision
06. Cyber Hope
07. Astro Noise
08. Echo Silent
09. Vega Cospiration
10. Psychologram

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