Belphegor – Blood Magick Necromance

Era uno stato di preoccupazione (dopo un Walpurgis Rites – Hexenwahn tutt’altro che entusiasmante) misto a una strana forma di curiosità quello che mi si presentava davanti prima di cominciare il nuovo Belphegor intitolato Blood Magick Necromance. I dubbi superavano così – in maniera maldestra – le attese: “Riuscirà la band austriaca a rialzarsi?”. Questo mi domandavo continuamente, una volta saputo dell’uscita imminente di questoo disco. Così, ormai pronto a decretarne la fine, mi ritrovo invece magicamente avvolto nello stupore. La freschezza del songwriting si fa subito sentire, pronta a fare il suo bel ritorno, ma soprattutto (almeno per quanto mi riguarda) l’ingresso nel mondo degli Abyss Studios, per un’unione che aspettava solo il momento giusto per essere finalmente concretizzata.

I Belphegor recitano sempre loro stessi, ci mancherebbe. Grazie alle sapienti mani di Peter Tägtgren riescono però ad acquisire un tocco vagamente “swedish”, e per loro tutto ciò rappresenta la manna dal cielo. La freschezza di cui avevano assolutamente bisogno. Basterebbero queste poche righe per determinare se Blood Magick Necromance sia un disco su cui scommettere o meno.

Di sicuro, se avete mal digerito il costante ammorbidimento del gruppo nel corso degli anni, anche questa tappa vi sarà indigesta. Ma c’è comunque da specificare che la melodia presente sulla nuova fatica non è mai esposta in maniera ruffiana (diamine, stiamo pur sempre parlando dei Belphegor). Anzi, lavora perfettamente per il fine di ogni canzone. Tutt’altro discorso se le produzioni marchiate Abyss Studios, o la metodologia svedese in generale, vi procurano perenni pruriti. In tal caso, sarebbe meglio evitare prontamente l’ascolto, così potrete togliervi da subito quelle tipiche, fastidiose rogne a cui si va incontro in certe occasioni.

Tutti gli altri, invece, “dovrebbero” apprezzare – e nemmeno poco – Blood Magick Necromance. E mostare contentezza almeno quanto quella del sottoscritto per la strada ritrovata da Helmuth e i suoi Belphegor. Una strada lunga otto brani, otto canzoni alle quali non posso esporre nessuna minima critica (e come scorrono tutti bene, fluidamente).

Si, mi piacciono proprio tutte. Su ogni passaggio i Belphegor vanno ad imprimere il proprio fuoco. Magari in certi casi mettono pur sempre il pilota automatico, ma il fastidio – posso assicurare – è veramente minimo. La melodia diventa parte fondamentale delle canzoni senza mai snaturarle malamente, e noi sandremo a trovare solo le giuste cose messe al posto giusto. Una fusione aggressivo/melodica che rende onore a un songwriting brillante in tutta la sua cocente blasfemia.

La cartuccia iniziale è una di quelle a cui non piace scherzare: In Blood – Devour This Sanctity martoria e flagella l’ascoltatore con il suo impatto e le sue perpetue maledizioni. Helmuth si erge prontamente, poderoso, davanti a tutti con il suo profondo vocione e snocciola subito un grandissimo refrain (di quelli ricercati, che entrano dentro visceralmente). Poi è subito il turno del momento epico del disco, tutto ciò grazie ai due brani più lunghi: Rise To Fall And Fall To Rise e la title track. La prima avanza lenta, tetra e fiera, la seconda invece andrà a rappresentare una delle vette assolute di questa nuova creatura, barbara, effettata, pachidermica (definitela come volete) e con un altro grande ritornello da segnalare assolutamente (e le chitarre sotto mietono pura goduria).

Sono ancora le asce ad incantare su Discipline Through Punishment, un “lentone” armonico riuscito completamente (i segnali sono tutti ottimi, se non sbagliano nemmeno questo). Le ultime quattro canzoni, invece, pressano l’ascoltatore con assidua violenza. Fra di esse troviamo due tipiche macellazioni alla Belphegor. Pezzi come Angeli Mortis De Profundis e Sado Messiah (se non trovate un titolo del genere su un loro disco, molto probabilmente state ascoltando altro). Poi arrivano due brani molto interessanti: Impaled Upon The Tongue Of Sathan e Possessed Burning Eyes. La prima offre ripartenze, parti catchy e accelerazioni senza alcuna sosta, mentre la seconda risulta intensa e malvagia, a modo suo gelida e tagliente.

Bravi davvero, Belphegor. Non avrete forse sfiorato le vostre migliori prove passate, ma avete comunque offerto una prova dignitosissima facendomi ricredere sul discorso “troppa prolificità uguale risultati scadenti“. Secondo il mio modesto parere, questa è la strada giusta da seguire per il futuro, e mi andrà benissimo anche se bisserete questo disco senza magari superarlo. Un nuovo vertice è stato posto, un nuovo traguardo da superare.

  • 75%
    - 75%
75%

Summary

Nuclear Blast (2011)

Tracklist:

01. In Blood – Devour This Sanctity
02. Rise To Fall And Fall To Rise
03. Blood Magick Necromance
04. Discipline Through Punishment
05. Angeli Mortis De Profundis
06. Impaled Upon The Tongue Of Sathan
07. Possessed Burning Eyes
08. Sado Messiah

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