Immaginate di essere a metà/fine anni novanta ed immaginate di essere in Svezia. Con gli amici decidete di suonare black metal per andare a cercare un poco di fortuna o forse un poco di appagamento personale. Ecco, sarebbe finita che molto probabilmente avreste fondato un gruppo che suona più o mno come i qui presenti Atra Vetosus, e quasi certamente avreste firmato per la No Fashion Records. Ma ancor più probabilmente sarete spariti dopo uno, massimo due album, e con il tempo il vostro lavoro sarebbe stato rivalutato e considerato mattonella fondamentale per descrivere un certo periodo magico.
Ma il mondo va sempre avanti, a volte si evolve mentre in altri casi si guarda indietro, così indietro che ancora oggi nel 2013 possiamo assaporare uscite discografiche come questo Voices From The Eternal Night, e certe passioni risultano così forti, certe voglie così intense, che anche un gruppo australiano ti può arrivare a tirarti fuori un disco di “pura primizia svedese” come questo.
Non c’è differenza fra Voices From The Eternal Night e certi dischi ricoperti d’oro di un tempo, ci sono la carica e la tipica atmosfera nascosta, ma soprattutto ci sono quelle melodie arcane che ti faranno strabuzzare gli occhi dalla gioia. E nemmeno ti sembra vero di tornare a scorrere con il pensiero le varie copertine dei primi dischi di Lord Belial, Unanimated e Dissection (per non parlare dei meno conosciuti The Moaning e Noctes), quasi increduli quando si ripensa all’unicità di un disco come Welcome My Last Chapter o di un Tusen Ar Har Gatt (se siete arrivati a leggere fin qui serve che vi dica a chi appartengono?).
Gli Atra Vetosus hanno studiato con profondità nelle segrete del castello di questo genere, ciò si sente distintamente dal primo riff all’ultimo. Le prime cinque canzoni in scaletta proiettano seduta stante da un altra parte, sulle ali di una clamorosa sequenza, dislocano la mente altrove e fanno realmente godere fra repentine ruzzolate, cascate dolci/amare e una voce che esprime la giusta sofferenza nei confronti del creato. Tastiere come veli ricoprono e scendono sul tutto senza prendere mai il comando, una compagnia calibrata alla perfezione, che riesce a dare quel tocco di atmosfera in più. I Nostri non scherzano affatto ed esagerano pure con il minutaggio delle canzoni, portando ogni brano sopra i sei minuti, sono audaci in questo, perché se sbagli rischi di essere segnato a vita nella categoria dei “gruppi zimbello”.
Voices From The Eternal Night è bello perché pur copiando uno stile specifico, riesce anche ad essere fresco, si pensa certamente al passato, ma non ci troviamo come in altre situazioni dove il pensiero di un gruppo specifico ci inonda continuamente diventando esso stesso protagonista. Pensandoci bene questo è forse il pregio migliore riscontrabile sul debutto degli Atra Vetosus. Le note avvolgono e ci mettono a nostro agio, la voce si rende aspra restando però viva, e vomita fuori tutto con il rischio di andare a compromettere i tessuti interiori. Noi rimaniamo inequilibrio perenne, trasportati melodicamente eppure sedati durante le brucianti accelerazioni.
Aspettando di vedere se e come si evolverà la situazione, e se saranno in grado di confermarsi senza mollare questo tipo di presa, godiamoci questa perla di melodiosa magnificenza. Guardiamo in alto e soffriamo assieme a quel senso di incompiutezza che ci rende tutti imperfetti e tragicamente vivi.
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Riassunto
Immortal Frost Productions (2013)
Tracklist:
01. Skies of Obsidian Rain
02. A Palace Shrouded in Emptiness
03. The Spirit of the Forgotten Woods
04. Into the Dawnless Night
05. Under the Wings of Darkness
06. Nocturnal Winds
07. Tortured by the Light of a Thousand Stars
08. Far Beyond…