Aran Angmar – Ordo Diabolicum

Recensione del nuovo disco degli Aran Angmar intitolato Ordo Diabolicum.

Nel 2021 avevamo accolto gli Aran Angmar con Black Cosmic Elements, un disco che si difendeva bene ma che non riusciva a emergere come una priorità tra le innumerevoli proposte dell’oceano discografico. Passati quattro anni, torniamo ad accoglierli con il loro terzo album intitolato Ordo Diabolicum. Questa volta cari miei, stiamo parlando di tutt’altra storia.

Con Ordo Diabolicum, gli Aran Angmar raccolgono i frutti di una gavetta ben fatta, lasciando vibrare strumenti e ispirazione e tracciando una netta rottura con gli approcci utilizzati nei loro esordi. Ora sono abili forgiatori di melodie ben scritte e con un’impronta fortemente ellenica (e ciò non sorprende, dato che nella band troviamo la chitarra del greco Maahes). Questo ha aggiunto spessore e una marcata sensorialità epica alla loro musica. Sono scelte che fanno davvero la differenza. Indirizzate verso una speciale “rivoluzione” che ha finito per pagare su tutta la linea. E la prova di ciò sta anche nell’entusiasmo che cerco di trasmettere mentre scrivo queste parole.

Lo sguardo è decisamente rivolto a produzioni di band come Rotting Christ e Septicflesh. È lì che gli Aran Angmar sprigionano la loro forza, con una sensibilità subito respirabile e in grado di impattare con letale decisione. Ma non mancano anche le influenze nordiche, tanto che la splendida traccia di apertura Dungeons Of The Damned riesce a coniugare alla perfezione un’impronta Dimmu Borgir con l’elevazione tipica del metal greco (una canzone a dir poco magnetica).

A impreziosire ulteriormente il tutto c’è anche la voce di Androniki Skoula come ospite (Chaostar). La sua presenza arricchisce notevolmente il climax di Aeon Ablaze, un brano che non tarda a dimostrare la qualità dell’album. Insomma, qui non si scherza. Ogni passo è ben bilanciato, inserito perfettamente in un calderone ispirato e pronto a stimolare in ogni frangente.

Proseguendo, troviamo la title track, con la sua evocazione ficcante e prelibata, un brano clamorosamente dannato in cui spicca la performance vocale dell’olandese Lord Abagor. Hêlēl ben-Šaḥar sperimenta con ritmi e accompagnamenti melodici senza mai deludere, e anche le chitarre continuano a offrire un grande impatto, come dimostra l’epicità “rotonda” adoperata su Crown of the Gods.

Nel frattempo, la batteria di Alessandro Cupi mantiene saldo quel filo speciale che lega la band alla nostra penisola. L’album, dal canto suo, non rischia mai di scivolare nella monotonia. Brani come Chariots of Death, Primordial Fire e Vae Victis lasciano tuti un’impronta preziosa. E mettono in luce la perfetta sinergia e la concreta naturalezza con cui interagiscono i membri della band.

In sintesi, con Ordo Diabolicum gli Aran Angmar hanno cambiato marcia in maniera decisa. Un cambiamento che non è sfuggito a Soulseller Records, che ha prontamente deciso di stampare un disco che – ne sono sicuro – saprà distinguersi in questo 2025.

75%

Summary

Soulseller Records (2025)

Tracklist:

01. Dungeons Of The Damned
02. Aeon Ablaze
03. Ordo Diabolicum
04. Hêlēl Ben-Šaḥar
05. Crown Of The Gods
06. Chariots Of Death
07. Primordial Fire
08. Vae Victis

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