Non mi sorprende vedere gli Æther Realm sotto la corte della Napalm Records. Questa volta era facile per l’etichetta austriaca pescare nelle fertili terre americane, i segnali di fumo, le avvisaglie si erano manifestate tutte. Così, se l’esordio One Chosen by the Gods poteva essere visto come un timido fuocherello e nulla più, lo stesso non si poteva dire del secondo vagito chiamato Tarot, disco che permetteva alla band del North Carolina un sicuro e ben visibile piedistallo.
Messi grazie alle proprie capacità in bella vista gli Æther Realm si sono subito adattati alla nuova dimensione confezionando un terzo album maturo e che sa innanzitutto ciò che vuole.
Redneck Vikings from Hell non arriva a bissare il valore del suo predecessore, le sue intenzioni sono proprio diverse e probabilmente manovrate a monte dall’abile etichetta. Sul disco troveremo la band intenta ad evidenziare da una parte il lato più scanzonato e folk, mentre dall’altra si lascerà spazio ad un sentore epico/melodico già in voga tra alcuni compagni di scuderia.
Ma il tutto è gestisto con astuzia, e se è vero che nel complesso avremo degli Æther Realm più catchy e “piacioni”, dall’altro non potremo di certo sorvolare sull’abilità compositiva della band e su quell’evidente varietà di fondo che si rileverà durante lo svolgimento della tracklist.
Oggi più che mai gli Æther Realm sanno farsi valere riuscendo pure a distaccarsi da quelle influenze che da sempre li contraddistinguono (Children of Bodom, Ensiferum, Wintersun). Si aggiungono come già fatto intendere retaggi cari agli Alestorm, la mia speranza è che rimangano marginali e mai dominanti in futuro. D’altronde basterebbe buttare un ascolto alla speed-banjo title track posta in apertura per capirne l’antifona.
In seconda battuta arriva Goodbye, canzone assolutamente atipica (ma che mi ha smosso al preorder dell’album), super melodica e dal taglio anni ’80; per me sarà uno dei tormentoni di questo 2020, dimostrativa di abilità, e della furbizia unità a semplicità raggiunti oggi dalla formazione americana.
Redneck Vikings from Hell avanza e stupisce favorendo coordinate mutevoli come nella rapida Lean into the Wind. Al suo interno troveremo pure una lacrimevole ballad tutta da “stringersi” (Guardian) e un che li attorno si aggira (Cycle, per la quale mi risulta impossibile non pensare agli Insomnium), mentre la consistenza verrà affidata alle varie Hunger (l’epico/scanzonato refrain ci urla a suo modo la fame), One Hollow Word (dal ritornello alla Blind Guardian/Gamma Ray!) e Shes’Back (bruciante!).
Le altre due composizioni messe di promozione sono la tellurica Slave to the Riff e una trascinante TMHC che dal secondo ascolto in poi riuscirà a prendersi i suoi consensi (la strofa mi fa sbarellare). Capitolo a parte si merita la strumentale di undici minuti messa in coda, non esattamente un “reprise” come nel precedente Tarot ma comunque un buon modo di chiudere la storia buttando qui e lì echi già sentito in corso d’opera.
Gli Æther Realm con Redneck Vikings from Hell diventano più semplici ma non sbagliano affatto il disco. Le canzoni scorrono con piacere e stanno in piedi da sole consolidando di fatto un insieme ben deciso e consapevole dei suoi mezzi.
Summary
Napalm Records (2020)
Tracklist:
01. Redneck Vikings from Hell
02. Goodbye
03. Lean Into the Wind
04. Hunter
05. Guardian
06. One Hollow Word
07. She’s Back
08. Slave to the Riff
09. Cycle
10. TMHC
11. Craft and the Creator