Aara – So Fallen alle Tempel

Gli Aara provengono dalla Svizzera anche se un ascolto “da bendati” rivelerebbe ben altre destinazioni o locations.

Il black metal dei nostri si affaccia con audace prepotenza sulle terra dei mille laghi, ed è la che si diverte a scovare quel senso melodico/altamente malinconico capace di “flirtare” con il nostro inerme cervelletto.

So Fallen alle Tempel ci accompagna per la bellezza di quaranta minuti su un totale di cinque, intensissime canzoni. La palla viene gettata da subito con discreta veemenza sciorinando quella che a tutti gli effetti mi apparirà come la classica traccia migliore (Was bleibt ist der regen, con buona pace della lunga e conclusiva Rote Trümmer che le tenterà davvero tutte per riuscire a primeggiare) del lotto.

La sfacciataggine di chi entra nel mondo senza filtri e con la sola intenzione di far bene, di apparire il più possibile “genuino” e stordente. E’ questa la molla che fa scattare gli Aara e il loro (posso dire epico?) So Fallen alle Tempel, un lavoro pronto a scagliarci contro l’incantesimo per antonomasia del black metal. Parliamo di quello avvolto da spessi strati di melodia volta al “rapimento”, da armonie che salgono per arrampicarsi su strutture solide, ispide, oscure, a modo loro martellanti.

So Fallen alle Tempel non contiene battute d’arresto, il modo di operare diventerà quasi “logico” con l’ingresso della seconda Monolog eines Berges, brano pungente e dai rilievi arcani, una vera leccornia per orecchie che saranno a loro modo divelte, scardinate a favore di una sensorialità marcata.

Se Aare assumerà il ruolo di quella “più agile” delle cinque, la successiva De Profundis giunge con volontà ben precisa di esserne l’esatto opposto. Chitarre leste nello scavare e voce che sbava veleno circondandoci da ampio raggio. I minuti passano in modo veloce (più che da altri parti possiamo affermare), l’ascolto ne trae facilmente beneficio e noialtri finiremo presto nella tanto futile quanto strana “fase di elemosina”, scalciati a modo sulle note immobili (dardi magici) della già menzionata Rote Trümmer. Il suo quarto d’ora scarso suggella tutte le buone cose argomentate prima, si lavorano per un’ultima volta i sensi e lì si viene abbandonati, schiavi di un qualcosa che nel suo piccolo saprà farsi adorare.

Il grazioso digipack stampato dalla mai doma Naturmacht Productions merita senz’altro lo sforzo e il versamento di quei pochi euro necessari.

76%

Summary

Naturmacht Productions (2019)

Tracklist:

01. Was bleibt ist der Regen
02. Monolog eines Berges
03. Aare
04. De Profundis
05. Rote Trümmer