Eccoci qui a parlare della seconda esperienza discografica per i cechi Ravenoir. Il loro In the Womb of Sin segue di appena un anno il promettente debutto The Darkest Flame of Eternal Blasphemy e rappresenta una nuova, incandescente freccia per questa promettente ed operaia band.
I Ravenoir appoggiano le loro idee in scia a quelle del death metal polacco, la leggera differenza la registriamo in un comparto melodico predisposto ad agire come più conviene (forse più sul debutto), e un retrogusto black metal – mai preponderante – che appare a solidificare alcune significative angolature. Detto ciò, il riferimento principale restano senza ombra di dubbio i Vader in prima battuta ed i Behemoth in seconda, ma bisogna ammettere che i Nostri aggiungono farina del loro sacco e l’ascolto del loro In the Womb of Sin diventerà presto ricco di particolarità e pure un minimo ricercato (ci ho sentito sopra ben poca banalità).
E’ classico ma poco scontato, potrei chiuderla qui e mandarvi subito all’ascolto di questi quaranta intriganti minuti cominciati dall’oscuro rituale di The Ecstasy of Desecration (Initiation).
La produzione allarga, enfatizza, aggredisce lasciando intendere l’ottimo lavoro strumentale predisposto all’attenzione dai Ravenoir. Il riffing è accorto, non lascia niente al caso e divaga per quanto possibile restando roccioso e distruttivo. La title track lascia intendere molte cose (anche gli assoli, sempre ponderati appaiono davvero ispirati lungo tutto l’album), tra le prime c’è sicuramente un senso di calma; ecco se devo dirla, i Ravenoir dimostrano di non avere mai fretta, preferendo ammorbarci nel tempo, sprigionando un fascino che diventerà presto letale.
Splendidi i versi di movimento della breve ma scottante The Cold of Casemates mentre non deludono affatto le varie The Scene Obscene, la spinta occulto/melodica di Stigma Infernoir e la scandita litania di The Infinity of Temptation.
Nella seconda parte del disco i Ravenoir convincono sia con la strisciante precisione di Excommunication, sia con una Lunar Choir enfatica e penetrante, giusto attimi prima di andare a chiudere con la strumentale d’effetto Labyrinth of Shadows.
In the Womb of Sin brilla di una luce tetra e maligna, bagnato a dovere da un vocione che ricalca quello di Piotr Wiwczarek è un boccone davvero interessante, a cui va concesso almeno un secondo ascolto prima di essere “bollato” in un modo o nell’altro.
Summary
Gothoom Productions (2022)
Tracklist:
01. The Ecstasy of Desecration (Initiation)
02. In the Womb of Sin
03. The Cold of Casemates
04. The Scene Obscene
05. Sinfonia of Vice (Interlude)
06. Stigma Infernoir
07. The Infinity of Temptation
08. Mother Storm
09. Excommunication
10. Lunar Choir
11. Labyrinth of Shadows (Instrumental)
https://www.youtube.com/watch?v=xSh412jyCks