Rannoch – Conflagrations

Terza fatica per i ruvidi inglesi Rannoch. Conflagrations arriva sotto Willowtip Records e ci farà fare grassi giri sopra la giostra del progressive death metal.

Il terzetto base formato da Paul Lloyd (basso), Richard Page e Ian Gillings (alle chitarre, il secondo anche lead vocalist) si avvale della fragorosa e chirurgica prestazione alla batteria dell’australiano Dan Presland (conosciuto per le sue performance nei dischi targati Ne Obliviscaris), formando così un “effetto traino” particolarmente acceso e straripante.

Il disco ci appare in tutta la sua perfezione e non faticherà nel fagocitare i più esigenti seguaci di particolari correnti legate al mondo del death metal. Un precisione impattante, musica che ci renderà mansueti sotto i colpi ritmici o a ridosso di accelerazioni al fulmicotone, ben calibrate e che sanno come affondare il colpo come si potrà evincere dalla sfaccettata Prism Black.

Conflagrations è formalmente calibrato a svolgere il suo compito. Tuttavia non bisogna chiedere chissà quali futuristiche visioni ai Rannoch che pensano invece a suonare bene e a come “rigare dritto”, puntando a discapito di tutto su ondate decise, gonfie e precise. Possiamo dire che i lampi di creatività sono addensati dentro una struttura che pensa più che altro alla praticità piuttosto che alla creazione di varianti emozionanti. Ciò emerge con prepotenza anche nell’apice di tutto il disco, mi riferisco alla conclusiva Threnody to a Dying Star e ai suoi 16 minuti che andranno a determinare paletti e bilanciamenti con i quali giudicare poi l’intera opera.

Ci troviamo al cospetto di un “melting pot” che abbraccia le grossolanità Meshuggah a certi “intrighi” e divagazioni pulite alla Opeth. Si cercano anche di contenere le folli influenze di Devin Townsend e Strapping Young Lad per finire anche poi su facili e forzati parallelismi con l’operato Ne Obliviscaris.

E’ certamente un lavoro solido e capace di intrigare a dovere. Tiene compagnia questo Conflagrations, suonato in modo esemplare, con piglio deciso e diretto verso astute collisioni, eppure per qualche motivo, nel restare soggiogati non si va mai oltre quella tipica asticella che ti fa esclamare più volte: “ma che wow!”.

Stiamo parlando di un disco che si merita un suo ascolto su tutta la linea, che va assolutamente consigliato e vissuto ma tenetevi anche pronti a restare con alcuni pugni – magari insoliti – di briciole in mano (e qui starà a voi decidere quanto peso avranno ai fini del tutto).

Sarò comunque lieto di sapere che a tanti sarà piaciuto di più.

67%

Summary

Willowtip Records (2023)

Tracklist:

01. Degenerate Era
02. Prism Black
03. Threads
04. Conflagrations
05. Daguerreotype
06. Earth-Recycle
07. Threnody To A Dying Star