Sono passati tre anni da Metal Commando e sebbene ci sia voluto qualche mese in più rispetto al solito, eccoci di nuovo a parlare di un nuovo prodotto Primal Fear. Salta subito all’occhio l’approdo della band tedesca sotto Atomic Fire Records che lascia di fatto e forse inaspettatamente la Nuclear Blast, in questo caso dopo il rilascio di un solo full-lenght (forse non ha venduto come si pensava?).
A non cambiare è l’approccio musicale operato dai Primal Fear, la cui unica preoccupazione è quella di riuscire a completare un “set” di canzoni adeguato e alla portata del loro nome. Devo dire che Code Red svolge la pratica a modo e tiene botta sul livello del precedente Metal Commando, superandolo persino riguardo certi singoli episodi che per quanto mi riguarda riescono a smuovere emozioni abbastanza “clamorose”.
Loro sono tutti al loro posto: Matt Sinner al basso, Ralf Scheepers alla voce e i tre chitarristi Naumann, Karlsson e Beyrodt, pronti a fondere il metallo come consuetudine. Alla batteria troviamo invece l’esperto Michael Ehré a dare linfa e carica e vigore a queste 11 nuove composizioni.
Difficile che la band sbagli la prima parte di un album. Solitamente è lì che piazza le sue cartucce migliori e Code Red non fa eccezione da questo punto di vista. La ben piazzata Another Hero svolge il suo lavoro magnificamente, ficcante, arcigna, melodica (la sezione degli assoli parte alla grande) e ben piazzata ha l’ardire di restare in testa a lungo (stormi di aquile d’acciaio iniziano a volteggiare per coprire la visuale).
Un brano come come Bring That Noise è per me tanta roba, il bridge così melodico, quel ritornello “ossessivo” con le chitarre a lavorare sotto è pura meraviglia per le mie orecchie bisognose di roba classica. Poi via con l’oscura e scavata Deep In Night (il ritornello non stufa mai, sei sempre li a cantarlo) apripista di una speed/power Cancel Culture, stordente, terremotante, persino epica, bellissima.
Insomma i Primal Fear nel 2023 sanno ancora scrivere potenziali classici e reggono alla grande gli anni sul groppone con entusiasmo e voglia di operare al meglio delle proprie potenzialità. Andando avanti abbiamo le sensazioni hard’n’heavy di Play a Song (altro chorus che ci rimane addosso nonostante la semplicità) e il classico giro composto ed introspettivo di The World Is on Fire.
La lunga Their Gods Have Failed porta Code Red su coordinate straordinariamente epiche ed inedite per i Primal Fear (si toccano sensazioni care a certi Manowar e Sabaton). Il risultato si lascia accettare anche se forse bisognerà combatterci un po’ più del solito per poterne uscire vittoriosi. Con Steelmelter si torna a pompare sound classico al 100%, un pezzo che più di altri sale con la distanze, cosa opposta della successiva Raged by Pain che reputo invece come più debole dell’intero lotto.
La ballad arriva quasi alla fine a questo giro, Forever è senza dubbio riuscita, molto sentita e ci concede un respiro altrove prima della rocciosa colata conclusiva di Fearless (mi ricorda molto i primi Helloween dell’epoca Deris), pezzo che ci fa staccare da Code Red soddisfatti e compiaciuti.
Dritti per la loro strada i Primal Fear non accettano consigli e stritoleranno a dovere tutti quelli che decideranno di proseguire la strada assieme a loro. Ancora una volta, inevitabilmente promossi.
Summary
Atomic Fire Records (2023)
Tracklist:
01. Another Hero
02. Bring That Noise
03. Deep In The Night
04. Cancel Culture
05. Play A Song
06. The World Is On Fire
07. Their Gods Have Failed
08. Steelmelter
09. Raged By Pain
10. Forever
11. Fearless