Pain – I Am

Ad otto anni da Coming Home fa ritorno il monicker Pain con un nuovo ed atteso lavoro. La mente creativa di Peter Tägtgren è un “mare in tempesta” e a seconda dell’ispirazione si dirige su questo o quel progetto. Su una cosa si può fare però sicuro affidamento, ed è il suo trademark; eh già, perché il Nostro può perdere il pelo, può ingrigirsi ulteriormente, ma la musica che sputerà fuori sarà sempre in linea con i valori e le aspettative a lui da tempo attribuite.

Coming Home non mi aveva entusiasmato troppo sebbene il suo alla fine sia riuscito a farlo tra alti e qualche basso. Il nuovo I Am però è una ventata di aria fresca, frizzante e scattante. Non possiamo di certo parlare di nuovo stile in casa Pain, bensì di un rafforzamento del pezzo trainante di facciata che cerca di ripetersi con brillantezza in più di una occasione. I Am è il disco che mettere in macchina, quello per festeggiare durante qualche party alcolico o più semplicemente quello da inforcare in casa quando si vuole saltellare felici e con pochi “grilli per la testa”.

E’ proprio la tracklist a funzionare con brani che ingrossano non poco fame, esaltazione e voglia di lasciarsi andare. Nessun volo pindarico, tanta semplicità, solo pura fottuta praticità alla Pain dalla quale Peter ha potuto attingere in modo forse più sereno rispetto al passato. Ondate che si riversano verso di noi con vibrante eleganza, per merito di una produzione capace di accrescerle con sapienza e a dovere.

Musica funzionale che apre le danze con gli ampi e grassi giri di I Just Dropped By (to Say Goodbye) , un pezzo alla “vecchia scuola” dei Pain, capace di innescare l’ordigno e far partire un nuovo percorso sotto il migliore dei segni.

Don’t Wake the Dead è praticità malinconica che sottolinea al meglio il lavoro delle tastiere sempre convincenti e funzionali all’interno di tutto il disco. La successiva Go with the Flow promette sfracelli ai concerti, trascinante come poche e capace di inchiodarti seduta stante.

La strofa EBM di Not for Sale fa muovere prima di brillare sull’ennesimo refrain vincente (la preparazione del ponte è pura magia Tägtgreiana), poi giunge la nota da tempo Party in My Head dove si potrà urlare, sfogarsi e fare festa come dei dannati.

Come in occasione del precedente album anche per I Am la title track appare per essere il brano più riflessivo (qui però c’è gara con My Angel dove Peter duetta egregiamente con Cécile Siméone dando corpo ad un qualcosa dall’effetto ipnotico molto intrigante tra sensazioni dark e liriche in lingua francese) e composto. Con Push the Pusher tocchiamo nuovamente livelli molto alti per la tipica struttura Pain, tutto scatta e si aziona in un mix di presa melodica da applausi (quel “why so serious, why so furious”, mamma mia!) e con The New Norm tastiere e chitarre smuovono appieno galvanizzando la coralità. La chiusura ad effetto con Fair Game spiattella in volto melodia e atmosfera con linee vocali che Peter interpreta magistralmente lasciando di fatto un bel solco emotivo (una di quelle canzoni dove il filo che separa Pain ed Hypocrisy diventa sottilissimo).

I Am è un nono disco di pregevole fattura, non pensa mai di fare giri complicati, risulta efficace in ogni sua immediata componente lasciando echeggiare un’altra volta il nome Pain laddove merita di stare. Più lo si ascolta e più lo si vuole scartare come una ghiotta caramella.

73%

Summary

Nuclear Blast Records (2024)

Tracklist:

01. I Just Dropped By (To Say Goodbye)
02. Don’t Wake The Dead
03. Go With The Flow
04. Not For Sale
05. Party In My Head
06. I Am
07. Push The Pusher
08. The New Norm
09. Revolution
10. My Angel
11. Fair Game