Ep di debutto andato in onda nel 2017 quello degli Ovakner, la band ci azzannava con un death/crust agitatore, dai rilievi emotivi ma soprattutto bello pesante. Le loro canzoni non finiscono subito come si potrebbe facilmente pensare, preferendo piuttosto l’accesa disamina, una certa carica ipnotica, puntigliosità e la distribuzione di colpi ben ponderati.
Il loro Ar/Lume non potrà che soggiogare gli estimatori di ambienti ribassati, ritmici e “scavatori” (partoriti dai Necromorbus Studio), il tutto filtrato attraverso l’esperienza di un terzetto capitanato da Rober Bustabad (Ruinas, Banished from Inferno e Machetazo nel suo curriculum) a cui andranno affiancati gli amici Alberto (batteria) e Lois (basso).
L’ascolto inizia con la straripante Ar, a mio dire autentico apice dell’intera uscita. Un pezzo capace di metterti addosso la necessaria voglia di esplorare (e di voler bene) l’ennesima e nuova entità musicale. Ma anche Urco trama il suo lordo fascino mentre Lume tiene banco con tutta la sua perfida quanto inneggiante digressiva carica. Poi, quasi a stupire si conclude la faccenda con Portalén, traccia acustico strumentale che ti lascia lì inerme, appeso come un salame, e in completa stordita riflessione.
In attesa del primo full-lenght non possiamo far altro che incastrare l’ascolto di Ar/Lume nella nostra quotidianità. Gli Ovakner diradano 25 minuti (quelli della cassetta, il cd non prevede l’inedita Urco e la cover di Destroy the Factory degli Eat My Fuk’s) ricchi e tambureggianti, capaci di radere al suolo temporaneamente ogni oppressivo pensiero.
Tupatutupa (2017,cd), Eihwaz Recordings (2017, mc)
Tracklist:
01. Ar
02. Inexpugnable
03. Destroy the Factory (Eat My Fuk’s cover)
04. Urco
05. Lume
06. Portalén