Into the Endless Night è il primo album dei tedeschi Opus Irae. Una band che cerca di ritagliarsi un proprio spazio nel panorama del black metal sinfonico.
Dico subito che si tratta di un lavoro interessante, nonostante l’“effetto novità” sia pressoché assente. Riesce comunque a portare a termine la sua missione grazie a un songwriting attento e ispirato per buona parte del tempo. Ci sono dei picchi, ma purtroppo sono proprio questi a mettere in ombra una piccola fetta dell’album, una parte più amara che, a mio avviso, lascia emergere alcune debolezze.
Tuttavia, non credo che l’ascolto ne risulti compromesso. Anzi, Into the Endless Night si presenta sempre distinto e professionale lungo tutta la sua durata, sorretto da una produzione brillante, vivace e cristallina. Certo, un leggero calo nell’entusiasmo si avverte, e bisogna tenerne conto quando si tirano le somme.
Si parte con The Burden of Man, breve e ficcante opener che colpisce per immediatezza e raffinatezza melodica, davvero ben riuscita. Impossibile non evocare nomi come Dimmu Borgir quando si parla della proposta degli Opus Irae. A traino si possono inserire anche i Cradle of Filth, a suggerire un’idea sonora ben precisa, poi arricchita da forti venature gotiche (provate a non pensare ai vecchi Tristania ascoltando l’ottima Requiem Aeternam o la meno convincente Streams of Sorrow).
Il dualismo vocale maschile trova la sua massima espressione in The Battle at His Great Return, brano che mantiene il livello del disco su standard elevati. Gli Opus Irae sanno costruire solide fondamenta heavy su cui innestare elementi più estremi e variegati. Quando le linee vocali si fondono con forza e coerenza, come in questo caso, ci si trova di fronte a un pezzo che merita davvero l’ascolto.
Oltre a scream e growl, la band utilizza anche vocalizzi femminili, protagonisti assoluti di Lament, una traccia pianistica che rompe il ritmo con un momento di respiro voluto. Piazzata strategicamente a metà disco per spezzare l’intensità fin lì accumulata. La successiva Light of the Morning Star spinge invece sull’acceleratore, premendo su velocità e aggressività, ma senza rinunciare a spunti più riflessivi. Per me, un’altra ottima “bombetta”, arricchita da quelle tastiere “a cascata” che funzionano sempre.
Into the Endless Night potrebbe rivelarsi una bella sorpresa per chi sa apprezzare l’asprezza tipica della scuola tedesca mescolata con dosi abbondanti di melodia.
Per il resto, gli Opus Irae non si fanno mancare nulla per questo debutto. Il disco è stato curato nelle fasi finali da Dan Swanö. Mentre l’artwork è stato affidato a Kristian “Necrolord” Wåhlin, un richiamo nostalgico ai gloriosi anni ‘90 che, per molti, rappresenta un valore aggiunto.
Summary
Endtime Productions (2024)
Tracklist:
01. The Burden Of Man
02. Requiem Aeternam
03. The Battle At His Great Return
04. The Vision Of Resurrecting Flesh
05. Strict Canon In A Minor
06. Lament
07. Light Of The Morning Star
08. Streams Of Sorrow
09. War Everlasting
10. Furoris Irae