Dal Galles irrompono gli Ofnus con il possente debutto Time Held Me Grey and Dying. La portata dell’album sarà già abbastanza chiara ad un primo ascolto, i movimenti prodotti da questi ragazzi rispettano e si inseriscono con autorità tra le prelibatezze partorite negli ultimi tempi dalla loro terra.
Black metal dilatato, atmosferico nell’essenza e ricco di melodie/sfumature davvero ispirate e dall’impatto impressionante (ancor di più se teniamo conto di essere davanti ad un debutto). Tutto il repertorio della Terra di Albione vive e si espande dentro la musica degli Ofnus. Possenti antichi scenari si aprono davanti a burrascosi mari ed epiche fluttuazioni. L’album è statuario, non predica mai la fretta e lascia di sasso nel realizzare l’ingente dose di sicurezza messa a palate ai piedi del monte.
C’è un turbinio emotivo non indifferente all’interno dei pezzi manovrati con sapienza dagli Ofnus. Spirito regale/epico, voce aspra e ferale mista ad interventi epici e chitarre incredibili per quanto concerne compattezza ed espressione.
Devo ammettere che il reparto vocale mi ha conferito molte sensazioni tipiche degli anni ‘90. Time Held Me Grey and Dying lo vedo come il classico disco che potrà “sfondare” più porte e fagocitare al suo interno diverse tipologie di ascoltatori. Da una parte i vecchi ringrazieranno, dall’altra i più giovani potranno immaginare di guardare con orgoglio dentro un mondo ed una metodologia innata, figlia del passato ma cresciuta a dovere nel presente.
Il sound è vivo, vibra di ardente passione e lascia intravedere magnificenza dietro la coltre nebbiosa del primo mattino. Voglio dire, un pezzo come Grains of Sand per quanto mi riguarda è qualcosa di perfetto, sotto certi aspetti “epocale”, un qualcosa in grado di sradicare l’anima per portarla altrove (in generale tutto il disco apre una discussione con il nostro “sistema interno”). Però si potrebbero citare tutti i brani, partendo dalla prima Burned by the Soul of the Moon per arrivare poi alla magica unione di furia e malinconia di Exulansis o al solenne martoriante impatto di Echoes.
Li ascolti e rimani impietrito, ti rimangono solo le orecchie per ascoltare perché il resto viaggerà altrove, su altri lidi, grazie al costante lavoro di chitarre pronte a fare massa, riempire ed “eruttare” magnificenza continua.
Naturmacht Productions nel suo particolare mare di produzioni riesce talvolta a trovare l’uscita dotata di un livello qualitativo superiore. In questa speciale categoria gli Ofnus seguono Aara, Grima e Havukruunu, un applauso all’etichetta va ancora una volta fatto. Sentiremo ancora parlare di loro ma se così non dovesse essere, ci ritroveremo spesso con Time Held Me Grey and Dying accanto, pronto a rincuorarci nei momenti più profondi, pensierosi e sofferti.
Summary
Naturmacht Productions (2023)
Tracklist:
01. Burned By The Soul Of The Moon
02. The Endless Grey
03. Fading Dreams
04. Grains of Sand
05. Monody
06. Exulansis
07. Echoes
08. A Thousand Lifetimes