Una costruzione ad incastri, attraverso cinque composizioni accorte, sofferte, capaci da subito di esercitare un potere magnetico, estroso e persuasivo.
L’esordio del monicker Of The Muses (composto e suonato interamente dalla sola Cristina Rombi) si intitola Senhal ed incendia con fuoco etereo, ci manda segnali per mezzo di un black metal atmosferico e dilata le sue vibrazioni anche su altre coste definibili come “limitrofe” senza però mai esagerare per affondare su assurde o schizzate richieste (cosa che ho molto apprezzato). L’occhio è attento, calibrato a non “invadere”, a cercare per il momento di non eccedere, preferendo così un’impostazione più accorta e sensoriale (potremmo dire “romantica”, talvolta dal taglio gothic) che però non cerca in nessun modo di nascondere importanti ferite.
La sofferenza rimane un sentimento cardine, e le note da lei si cibano in continuazione per poter andare avanti, proseguendo una strada costellata da ottime intuizioni che deflagra nell’interpretazione annichilente ed angosciante dell’atto V (qui i complimenti sarebbero ancora maggiori, davvero impressionate e d’impatto, una modo di chiudere netto, che si fa “sentire” e che ho avvertito particolarmente perfetto).
La prova vocale di Cristina è davvero varia e colpisce sempre, non importa quale sia la decisione presa. Si viaggia così da passaggi eterei ad altri “semplicemente puliti” e poi via con urla strazianti (più o meno angoscianti) per smuovere ed inacidire, e la musica non tarda a rispondere, ricalcando perfettamente l’ambientazione o la via scelta di seguire. L’effetto è caleidoscopico, non porta mai alla noia (e qui c’è davvero molta abilità, poiché i cinque brani non si ripetono proprio mai, mantenendo comunque inalterato un mood) e tiene alto il livello intimo generale che avrà modo di aggirarsi in questa maniera in tutta libertà.
Se con I avremo già modo di cominciare a gestire il mondo e le sfaccettature articolate da Of The Muses, sarà con II che finiremo a meravigliarci nel mezzo di lente e cingenti ritmiche alla Summoning e asperità pungenti rimembranti i Cradle of Filth. L’atto III pensa a dipingere ed elevare prima di una IV più breve, “coraggiosa”, svolazzante, eppure molto compatta nel proferire sola espressione eterea.
La My Kingdom Music ha in questo caso scelto molto bene su chi puntare, Senhal è sinonimo di qualità, di una creazione per lo spirito pressoché continua e sincera, capace di mettersi a nudo di fronte al suo ascoltatore.
Summary
My Kingdom Music (2023)
Tracklist:
01. I
02. II
03. III
04. IV
05. V