Avevo lasciato i canadesi Neige et Noirceur con La Seigneurie des Loups, piacevolmente impressionato e già pregustando il percorso che da lì in poi avrebbero potuto intraprendere. Non avevo – a dire il vero – un’idea precisa di dove sarebbero potuti arrivare con la loro musica. Mi bastò attendere solo un anno per ricevere una risposta con l’album Hymnes De La Montagne Noire.
Non so quanto stupore abbia generato in giro Hymnes de la Montagne Noire, ma io di certo sono rimasto spiazzato dall’operato di Neige Et Noirceur, e anche di parecchio. Mi aspettavo tutt’altro, perché non pensavo certo a un cambio di rotta così radicale. Ma è chiaro che i Nostri abbiano deciso di lasciarsi alle spalle le divagazioni epico/folk del disco precedente, per abbracciare un black metal più essenziale, che fa del gelo e di una costante immobilità il suo credo assoluto.
Qui tutto è semplice e grezzo, un assalto frontale come solo il buon black metal sa fare. Cinque inni tempestosi, mai davvero quieti, nemmeno quando i synth provano ad ammorbidire un poco le tensioni. L’ascolto è come un’immersione continua in un territorio di caccia ostile, senza tregua. Ci sono sì dei momenti che lasciano filtrare un po’ di respiro, ma sono così aspri e ben integrati nel tessuto sonoro che non trasmettono mai l’effettiva sensazione di “stacco”.
Hymnes de la Montagne Noire è roccia. Fredda, indifferente, che discende incurante di ciò che travolge. Non cerca di coinvolgere emotivamente ogni fibra dell’ascoltatore: preferisce spazzare via tutto, lasciando solo intuire l’abilità di Zifond, ormai perfettamente a suo agio nel maneggiare un genere in cui si muove da anni con assoluta padronanza.
È un quadro che mira all’immaginario più astratto usando strumenti rudimentali, un’opera glaciale e dolorosa, ben rappresentata da quella copertina che sembra un inno all’isolamento. Che fascino, le cose semplici.
La batteria, un po’ sacrificata nel mix, non è comunque un problema. In tanti dischi ben riusciti viene appena accennata, e qui non è affatto fondamentale. Il resto dell’impianto sonoro funziona a dovere: si sentono bene i bassi, si percepiscono le profondità, e le tastiere – come da tradizione per Neige et Noirceur – restano sempre distinte, senza mai invadere lo spazio ma intervenendo con precisione chirurgica quando serve.
Zifond interpreta tutto con coerenza, alternando momenti violenti ad altri più evocativi, a seconda delle esigenze narrative. Le tracce seguono un filo comune, fatta eccezione per la più breve, Hymne IV L’aube des Magiciens, che lavora maggiormente sull’atmosfera e meno sull’impatto frontale.
Con Hymnes de la Montagne Noire i Neige Et Noirceur ci lasciano riscoprire il freddo addosso e la malinconia dell’autunno. Un anestetico efficace nei momenti in cui si affievolisce ogni speranza.
Un pezzo da consigliare? In un’epoca in cui tutto è a portata di click, forse bisognerebbe limitarsi a segnalare solo quello. E allora ve lo dico: Hymne II Neige Noire.
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67%
Summary
Sepulchral Productions (2011)
Tracklist:
01. Hymne I La Grande Faucheuse Ouvre La Marche
02. Hymne II Neige Noire
03. Hymne III L O Demeure La Sorcire Des Neiges
04. Hymne IV LAube Des Magiciens
05. Hymne V Le Chemin De La Montagne Noire
06. Les Bucherons (Brurier Noir Cover)