Nebelkrähe – Ephemer

Terzo disco per i tedeschi Nebelkrähe e continuo stato di esplorazione per questa band dal taglio massiccio, creativo e nostalgico. Il loro Ephemer promette di saziare a volontà i seguaci del burrascoso e al contempo melodico e teatrale black metal di quella specifica zona geografica.

Il discorso è grossomodo la continuazione di certi discorsi profusi in passato da band come Grabnebelfürsten (quando posso li menziono) o le cose più arrembanti dei più noti Dornenreich e Farsot. Anche chi segue Agrypnie potrà riscontrare un motivo di ruvido ascolto nei confronti dei Nebelkrähe, visto che i ragazzi fanno comunque uso di certe sensazioni “post” molto in voga ultimamente.

Dentro questo addensamento si decidono le vie di Ephemer. Stiamo parlando di un album certamente adulto e di non semplice fruizione, capace com’è di “concedere” piccoli pezzetti ad ogni nuovo ascolto. Si va quindi in un processo di costruzione, un prodotto questo che premierà di sicuro i più pazienti, quelli che dopo aver percepito e soppesato l’intuizione, sanno come renderla proficua e fare quindi ritorno sul prodotto (riuscendo ad espanderla sino a livelli sino a poco prima impensabili).

L’impatto ritmico è invasivo, il grado malinconico/drammatico bene acceso e pronto ad “irradiare” una tracklist che tende ad esprimere continuamente solo una sacra parola: “intensità”.

I Nebelkrähe eseguono movimenti attenti e razionali, lasciano spazio allo sfogo vocale (sgolato, aspro, se vogliamo pure eccessivo) ma al contempo fanno lavorare a dovere gli strumenti che sono liberi di svoltare verso soluzioni diversificate. Insomma, un momento prima siamo dentro la pura riflessione e qualche attimo dopo ci troviamo speronati da una cascata ruvida e ben concentrata.

Le sette canzoni spaziano ed esplorano (le brevi durate non fanno per loro), spargono una piacente burrasca ma riescono anche a scaldare il cuore con un tepore dal colore mai troppo acceso. E’ difatti un ascolto perfetto per il periodo autunno/inverno questo Ephemer, un disco ti lascia sprofondare al suo interno silenziosamente.

Scossoni e melodia si confrontano in continuazione (qui la title track calza a pennello) e non danno mai idea di esagerare, anzi più ci adageremo dentro il comfort e più sapremo “sfruttare” ciò che ci verrà donato (nella fattispecie mi risulta impossibile sottrarmi al fascino della estrosa Über Menschen unter Tage che quasi mi fa scomodare il mito Angizia).

Cinquanta non semplici minuti che fanno leva su livelli non comuni di interpretazione e su tentativi di “controllo della follia”. La conscia esaltazione di un genere estremo meno battuto rispetto ad altri (eppure così sopraffino e particolare), capace però di bloccarti meravigliato all’istante dentro una sua peculiare bolla.

76%

Summary

Crawling Chaos (2023)

Tracklist:

01. Tumult Auf Claim Abendland
02. Nielandsmann
03. Ephemer
04. Dornbusch (Im Norden Kein Westen)
05. Über Menschen Unter Tage
06. Kranichträume
07. Die Strandbar Von Scheria