Mjältsjuka – Nordiska Svarth​å​gor

Immutati grigi scenari cingono l’ascolto nella sua interezza. Si respira tranquillità, isolamento, una malinconica pace dei sensi cattura l’immaginario e si lascia immergere dentro una materia malleabile, fida amica, freddamente confortevole.

Flusso per inguaribili seguaci degli ambienti depressivi, i Mjältsjuka dipingono e sporcano con i loro speciali acquarelli e lasciano vibrare, echeggiare le nostre corde emotive, corde che sono libere di contorcersi sino ai margini di una continua espansione, alla ricerca di un’utopica pace dei sensi.

E’ musica che punta certi sacri spazi emotivi dai quali è impossibile sfuggire quella prodotta dai Mjältsjuka, a partire dalla sua copertina, Nordiska Svarth​å​gor rende pienamente giustizia al tutto, si finiranno a respirare vette di assoluta, vibrante e comprovata tragicità.

Atmospheric black metal che si fonde al gusto depressive che “tirava molto” quando Shining e una nutrita schiera di seguaci muovevano i loro primi passi. Eppure all’interno di Nordiska Svarth​å​gor non si percepisce un’eccessiva pesantezza di fondo, quell’esagerata sofferenza che poteva forse allontanare i più anche di fronte al tipico fattore novità.

I Mjältsjuka colgono il pregio di arrivare dopo (è un po’ l’esaltazione sensoriale di una visuale di soli ruderi), e non sbagliano a modulare certi tasselli che diventano con lo scorrere dei minuti sempre migliori e più efficienti.

Trasporto ed impeto sgorga fuori da chitarre rarefatte, splendide per intuito e lavorazione, null’altro che mani screpolate pronte a tendersi e ghermire. Quattro brani che intendono anestetizzare senza calcare troppo sulle ossessioni di facciata, all’interno di Nordiska Svarth​å​gor c’è incredibilmente lo spazio per fiatare e dovrete essere bravi ad utilizzarlo a vostro favore poiché renderà quest’esperienza unica, “preistorica”, profonda.

Inutile sottolineare questa o quell’altra canzone, il valore è unico, specifico e totale. L’ingresso dentro questo disco arriva in punta di piedi, quasi sospira, e mano a mano incrementa il suo nostalgico potere, un potere figlio di una prerogativa istintiva completa ed indissolubile.

Vento in faccia, sguardo distante, poco importa se i pensieri saranno particolarmente accesi o spenti, i Mjältsjuka sapranno muoversi a dovere per accompagnarli a tono.

80%

Summary

Wolfspell Records (2023)

Tracklist:

01. Frozen Spires
02. In My Tomb of Solitude
03. The Only Way Out
04. Distant Howls of Agony