Matalobos – Phantasmagoria: Hexed Lands

Scopro oggi i messicani Matalobos, alla vigilia del loro terzo disco, e posso dire di essere davvero soddisfatto: mi sono trovato di fronte a una musica di grande livello, capace di incastrare gothic doom e melodic death doom in maniera a dir poco avvolgente.

Il loro Phantasmagoria: Hexed Lands arriva a cinque anni di distanza dal precedente The Grand Splendour of Death e si distende in tutta calma su 55 minuti di minutaggio, minuti che catturano da subito, e la qualità sarà pronta a reggere le proprie fondamenta durante tutto l’ascolto (a volte realizzeremo di essere al cospetto di autentiche impennate di spessore).

Il disco ci viene presentato come il più ambizioso della loro carriera, e non faccio fatica a crederlo. I Matalobos sanno colpire nel segno, alimentando una passione impossibile da ignorare. La loro musica affonda nelle leggende e nelle stregonerie del folklore messicano, conferendo all’opera un carattere personale e autorevole, da cui trae pieno beneficio.

L’impatto con la loro spiccata dote interpretativa è immediato: sulle note di This Mortal Music, i Matalobos mostrano subito il loro passo, che condivide molto con le influenze primarie di Paradise Lost, My Dying Bride e Swallow the Sun. Questi nomi, infatti, torneranno a “infestare” con continuità questo o quel passaggio, fondendosi con un gusto sempre deciso e distintivo, che testimonia chiaramente la loro consapevolezza di ciò che stanno creando.

Dal growl al pulito, fino al duetto maschile/femminile di una Purgatory Blessing particolarmente inchiodante e maledetta, i Matalobos affrontano con successo la sfida più difficile: quella di soddisfare i palati più esigenti e raffinati. Il loro passo è se vogliamo articolato, cerca continuamente variazioni senza mai adagiarci sugli allori, riuscendo a mantenere sempre vivo l’entusiasmo conquistato.

Le chitarre di Below the Dam fanno piangere forte e noi non possiamo che ringraziare per essere qui, nel 2025 ad ascoltare un disco di livello come questo Phantasmagoria: Hexed Lands. L’inserimento della tromba conferisce un sapore davvero unico, straniante e notevole, facendo decollare ulteriormente il brano durante l’esecuzione della sua coda.

Le seguenti non sono di certo da meno, Hatred of Kin è bellissima nei suoi approcci (il cantato pulito farà poi la sua dannata parte), Where Witches Gather torreggia per drammaticità mentre alla più breve The Alley spetta il compito di placare un poco le acque (mischiando tromba, aspetti quieti e altri marcatamente alla Paradise Lost), in previsione degli ultimi giri in compagnia di una incredibile Carmen Buried Alive (credo di poterla eleggerla come mia preferita con quello straziante ritornello alla Swallow the Sun) e di una a dir poco struggente House of Laments che va a timbrare per l’ultima volta con una qualità emotiva ben oltre la media.

In sintesi, Phantasmagoria: Hexed Lands è un album imperdibile per chi ama il gothic doom e il melodic death doom. Questo disco va custodito gelosamente, come un prezioso cimelio, e rappresenta una nuova, autoritaria visione di una corrente musicale che ha sempre avuto meno attenzione rispetto ad altre più estreme, ma che in Phantasmagoria: Hexed Lands raggiunge nuovi, incredibili livelli.

78%

Summary

Concreto Records (2025)

Tracklist:

01. Panoramica
02. This Mortal Music
03. Purgatory Blessing
04. Below The Dam
05. Hatred Of Kin
06. Hasta El Viento Tiene Miedo
07. Where Witches Gather
08. The Alley
09. Carmen Buried Alive
10. House Of Laments

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