Lurking Evil – The Almighty Hordes of the Undead

Non si può che provare un tuffo al cuore nell’osservare la copertina di The Almighty Hordes of the Undead, l’esordio degli spagnoli Lurking Evil è capace di acchiappare l’attenzione del malcapitato senza il bisogno di seconde battute o ripassi del caso

Però l’impatto non avviene solo attraverso l’aspetto esteriore, la somministrazione della dose necessaria (e massima sotto certi aspetti) per poter intraprendere un viaggio all’interno di tutto ciò che marcio ed old school è limpida, e non ammette alcun tipo di replica. Il disco non è -per ovvie ragioni- una rivoluzione, e non è nemmeno la classica eccezione al discorso che una cosa banale (anche se fatta bene) può finire ad entusiasmare quanto una all’avanguardia, The Almighty Hordes of the Undead è molto più semplicemente espressione spassionata, la voglia di omaggiare un filone musicale ormai in forte disuso.

Solamente chi saprà prendersi poco sul serio o chi è ancora abile nell’andare a sentirsi un disco per la sua esatta e sacrosanta dimensione potrà trarre del beneficio da questo esordio, tutti gli altri verranno prontamente spediti a casa ancor prima della fine della prima canzone (troppo facile immaginare il prosieguo), perché i Lurking Evil non hanno di certo intenzione di suonare per chi non è -ancora oggi- capace nel comprendere la dimensione esatta di un album.

Chi si ritrova troppo spesso a dover fronteggiare lo spettro della svogliatezza non scoprirà alcun premio da raggiungere fra queste note derivative ed altamente menefreghiste, nessuna vetta da scalare. Si parte dai capostipiti Venom, Motörhead e Celtic Frost per arrivare su percorsi più estremi (ma al contempo ancor più classici nelle influenze alla Judas Priest) e recenti tipici di gentaglia come i norvegesi Nocturnal Breed (si registrano alcune loro tipiche emersioni di un tempo, esempi lampanti possono essere Return of the Blind Dead, Nightmare e Witches Sabbath).

Il rozzo thrash metal degli spagnoli leviga le punte sporcandole di un vago colore black, ma la scelta è giusto da considerarsi come sorta di umore, giusto qualche pennellata usata per “indiavolare” meglio la situazione, perché fare in altri modi non poteva essere soddisfacente.

Irrefrenabile Twins of Evil, figlia di una metodologia talmente classica da fungere come immediata scossa (cos’è sta roba? ma chissenefrega finché fa il suo effetto). E’ tutto così elementare (altamente elementare, basta ascoltarsi i solos) da non farci quasi caso, ma veniamo travolti anche grazie ad un produzione in grado di dare la giusta atmosfera di degrado (non così esagerato, ma bella profonda lo stesso) e battaglia, la giusta carica alle chitarre che spesso si esprimono in giri tendenti a chiudere, tanto che qualcuno ricorderà piacevolmente i primi Sodom (Blood Is Life, 3 AM).

Qualche peccatuccio di ripetizione perdonabile (Pustulous Horde) ed una Nightmare usata come esercizio di stile, giusto poco prima del vago senso epico della doppietta formata da The Dark Paths of the Other Side (volete la colonna sonora ideale per la copertina? beccatevi il suo inizio e la sfuriata seguente, poi c’è anche Orlok che si supera nella prestazione vocale) e da una lenta, profonda e scandita Rites of Deepest Horror (yeah!).

The Almighty Hordes of the Undead non si fa carico di ambizione e del bisogno di stupire ad ogni costo. Però se volete sbatacchiare il vostro cranio per una quarantina di minuti -a tratti davvero esaltanti- troverete qui valida compagnia, o quantomeno un sicuro appoggio.

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Riassunto

Razorback Recordings (2014)

Tracklist:

01. The Fog
02. Twins of Evil
03. Minions
04. Blood Is Life
05. 3 AM
06. Pustulous Horde
07. Return of the Blind Dead
08. Nightmare
09. The Dark Paths of the Other Side
10. Rites of Deepest Horror
11. Witches Sabbath
12. Winds of Solitude