Lonewolf – Division Hades

Detto sinceramente mi ritrovo al momento un pochino spiazzato, eppure la materia è facile, terribilmente immutata e facile, d’altronde basterebbe guardare la copertina del decimo album a firma Lonewolf per comprenderlo.

Ma se il concetto non dovesse esservi abbastanza chiaro sappiate che i nostri suonano del roccioso e sano power metal. La loro discografia ha esteso sin da subito quest’unico comune denominatore ed ancora oggi alle porte del decimo capitolo intitolato Division Hades non ne vuole proprio sapere di modificare anche solo in parte approcci, armi in dotazione o volontà.

In tutto questo non c’è alcuna difficoltà mi direte, eppure ho avuto le mie personali “gatte da pelare” poiché ne venivo da quell’esaltazione completa di tre anni prima chiamata Raised on Metal ed un primo ascolto di Division Hades se ne passava stranamente in sordina. Poi, a modificare ulteriormente le carte ci ha pensato il secondo ripasso che si è dimostrato praticamente l’opposto, tanto da farmi pensare ad un nuovo piccolo miracolo da parte di questo ruspante ensemble francese. Così il dubbio se metterlo sopra o sotto il suo predecessore è diventato motivo di tormento, visto che alcune cose presenti su Division Hades superano con nitidezza gli apici di Raised on Metal.

Ma un disco è pieno di alti e bassi, e alla fine il nuovo Lonewolf non riesce, nella sua validità, a scalzare i migliori lavori della band, seppur l’impegno profuso rimanga oggettivamente encomiabile. Poi come non supportare il binomio Lonewolf/Massacre Records dentro questo tripudio di gesta fatte alla buona e vecchia maniera? E’ pur sempre un modo per non dimenticare un certo periodo musicale che il leader Jens Börner tiene certamente custodito dentro al cuore.

Ciò che entusiasma di questo Division Hades è il bruciante inizio racchiuso dalle varie The Last Goodbye (la migliore, trionfalmente epica), The Fallen Angel (l’anthem capace di curare al meglio l’animo) e title track (impossibile non pensare ai Grave Digger “rudi, crudi e scozzesi”, influenza che verrà bissata sulla tellurica e potente Silent Rage). Pezzi che vedono il buon Jens ruggire dietro al microfono per esaltare appieno con la sua particolare rudezza.

Detto dell’inno trainante Manilla Shark (pronta a compiangere il mito Mark Shelton) e di una Underground Warriors lesta nel scattare per sottolineare al meglio lo spirito metallico più fiero e marcato il disco prosegue la sua vita gettandosi a pesce sulle valide Alive e Lackeys of Fear prima della cavalcata epica finale da nove minuti rispondente al nome di Drowned in Black (che appaga, ma forse resta un pochino “incompiuta” anche se il refrain resusciterebbe anche un morto).

In ogni movimento profuso i Lonewolf non fanno altro che proclamare la loro fede e la loro corazza immutata dallo scorrere degli anni. La band riabbraccia anche il chitarrista Damien Capolongo che li aveva lasciati dopo il quarto album e alcune tendenze tornano giocoforza su quei periodi.

Division Hades esce sia in vinile, sia su un doppio cd pronto a sciorinare una serie di vecchie e rare canzoni riproposte per festeggiare l’occasione del decimo full-lenght. I più ghiotti sapranno muoversi a riguardo.

74%

Summary

Massacre Records (2020)

Tracklist:

01. The Last Goodbye
02. The Fallen Angel
03. Division Hades
04. Manilla Shark
05. Underground Warriors
06. To Hell And Back
07. Alive
08. Lackeys Of Fear
09. Silent Rage
10. Drowned In Black