Recensione dell’album Light Dweller – The Subjugate: Un viaggio tra dissonanze e sperimentazione
Definire The Subjugate ingarbugliato è dire poco. Il progetto americano Light Dweller arriva al quinto album, confermando una notevole prolificità, considerando che il debutto risale al 2018. Il nuovo disco, rilasciato sotto l’etichetta Unorthodox Emanations, ci porta a spasso per 35 minuti di intensa sperimentazione sonora. Attraversando diversi scenari e situazioni, mantenendo sempre una costante ossessiva e un susseguirsi di colpi meccanici, tutti intrisi di affilate dissonanze.
The Subjugate non è di certo un disco facile. Non è quel tipo di album che metti per rilassarti o per trascorrere qualche minuto in serena tranquillità. Pochi ascolti non sono sufficienti per formare un giudizio accurato, e il rischio di “mollarlo” in anticipo in certi casi è davvero forte. Confesso che il mio primo incontro con questo disco non è stato dei migliori, e ancora oggi fatico a farlo mio al 100%, anche se, con il tempo, alcuni squarci iniziano ad aprirsi la strada, dando finalmente un senso più chiaro all’esperienza.
Cameron Boesch, l’uomo dietro il progetto, gioca costantemente sul confine tra coraggio e sperimentazione, spingendo i limiti della propria musica in differenti direzioni. Il risultato è un’esperienza stordente, una cascata pronta a sorprendere e travolgere, azionata da un sistema death/black ossessivo e pungente. L’ascolto ci avvolge in un’atmosfera densa di claustrofobia, impossibile da scacciare, ci spinge dentro un paesaggio arido e oscuro, talvolta contaminato da freddi synth atti ad amplificare ulteriormente il senso di disagio.
The Subjugate è un album da ascoltare se si ha la volontà di varcare la soglia della frattura. Un lavoro quello proposto dal monicker Light Dweller che ci spinge a sfuggire dalla banalità, ma attenzione: la linea tra seduzione e apatia qui è sottilissima, e rischia di essere facilmente attraversata.
The Subjugate va ascoltato e poi lasciato “fermentare” per qualche tempo. Gli effetti positivi o negativi dovrebbero emergere a quel punto abbastanza nitidamente, diradando in tal modo le possibili incertezze.
Visivamente, l’album si presenta molto bene: la copertina è accattivante, stuzzicando la curiosità e invitando ad esplorare i “segreti” nascosti al suo interno. Tuttavia, bisognerà scrollarsi di dosso una pesante corazza prima di poter entrare veramente in sintonia con un disco che farà di tutto per colpirci a distanza di sicurezza.
Summary
Avantgarde Music (2025)
Tracklist:
01. Echoes from the Spectral Void
02. Cessation of Time
03. Fracturing Light
04. The Subjugate
05. Phasing Through the Veil
06. Adrift the Expanding Nothingness