Di solito nella stragrande maggioranza dei casi, quando un gruppo si rammollisce affronta una parabola discendente abbastanza spiccata. Le idee si assottigliano mentre le canzoni cominciano a somigliarsi un po’ troppo, portandosi dietro quel classico, forte sentore di banalità.
I Lacrimas Profundere (i “detrattori” potranno benissimo usare questa introduzione come capo d’accusa) sono invece quella piacevole eccezione alla regola, la loro carriera è svoltata dapprima velatamente e successivamente in pompa magna su un sound decisamente ruffiano anche se questo non ha impedito alla band di rimanere su “equilibri dignitosi”, sfornando una serie di album avvincenti nonostante la semplicità di fondo (quelli di prima la chiameranno per l’appunto banalità, il bello è che non si potrà dare loro nemmeno torto).
Si, ho sempre avuto per debole per questi tedeschi, partendo dagli esordi più estremi sino ad arrivare ad oggi. Ma ero anche tra gli scettici che non vedevano un futuro roseo per la band dopo la dipartita di Christopher Schmid, invece ora sono qui a sostenere completamente la nuova causa con Rob Vitacca come singer, i tre dischi realizzati sino ad ora lo dimostrano, ma soprattutto a convincere è proprio lui, perché tante volte avere una bella voce non basta a salvarti, devi anche saper “entrare” nel pezzo, lasciare un segno con armi che troppe volte si nascondono dietro una certa -definiamola- eleganza. E Rob è bravissimo nell’interpretare pezzi easy e diretti come quelli dei Lacrimas Profundere di oggi, perché non basta l’involucro, anzi se ci accontentassimo solo di quello (se prendessimo solo quello) probabilmente tutto il potere di un Antiadore svanirebbe del tutto.
Non si spiegherebbe altrimenti come il fascino della loro decima perla discografica non si esaurisca dopo poco riuscendo a perdurare nel tempo a discapito della ovvia e lampante voglia d’immediatezza che risiede nel 90% dell’opera (il rimanente 10% è raffigurato dall’ultima traccia in scaletta che si differenzia notevolmente da tutto il resto).
In principio Antiadore ti cattura grazie alle due hit iniziali (non a caso entrambe scelte per la realizzazione dei video promozionali), l’errore che qui molti potrebbero commettere è quello di sottovalutare inizialmente il resto del disco (cosa plausibile vista la qualità di My Release in Pain e title track) perdendo magari la voglia di dargli necessari nuovi ascolti. Il pensiero più comune sarebbe qualcosa del tipo “si belli, ma dopo le prime due mi addormento pietosamente” oppure “bello come comincia….ma poi il nulla“. Ecco io sono proprio qui per spronare ad una certa insistenza, l’andare contro quella precisa e possibile volontà che potrebbe formarsi al principio, perché vi posso assicurare (brr, che brutta parola) che anche il resto merita e non poco.
Se i migliori H.I.M erano il vostro pane quotidiano e la svolta gothic dark fatta dai The 69 Eyes vi ha sempre persuaso positivamente probabilmente andrete d’amore e d’accordo con Antiadore. I Lacrimas Profundere si differenziano dai gruppi citati solo perché il background metal si sente ancora bene sotto la crosta melodica, lo si sente nel songwriting e nell’approccio (che alla lontana dirada pur sempre un che di “stradaiolo”) e in fase di produzione, quest’ultima dà il suo prezioso e fondamentale contributo vista l’espressione di impatto generata e mantenuta costantemente. Le liriche sono sempre quelle, con il dolore posto sempre sul piedistallo. Separazione ed amore si uniscono poi in un tutt’uno volutamente drammatico, inutile dire come anche sotto questo aspetto sia fondamentale avere una certa sintonia con i temi trattati.
Il bello di Antiadore è che ti fa cantare, ti sprona con i suoi ritornelli – infine tutti azzeccati- ed ancora più bello è quando te ne ritrovi in testa uno che magari inizialmente avevi sottovalutato (nel mio caso Remembrance Song che riesce nel compito di finire appaiata alle ormai solite prime due). Rischierei di essere ripetitivo parlando nello specifico delle singole canzoni, finirei ben presto a ripetere quanto sia bello questo o quel refrain. Vi lascio qualche piccola briciola citando l’emozionante All For Nothing, la magnetica strofa di Still In Need o il chorus di Abandon, mentre la famosa fetta del 10% di A Sigh chiude in maniera “doomy”, tetra e sofferta, quel qualcosa che non ti aspetti ma che non stona affatto messo lì in quel modo e tal momento.
C’è modo e modo di fare musica volutamente “commerciale”, il metodo Lacrimas Profundere ha tutta la mia approvazione e non posso di certo nascondermelo/velo.
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Summary
Napalm Records (2013)
Tracklist:
01. My Release In Pain
02. Antiadore
03. What I’m Not
04. All For Nothing
05. Dead To Me
06. Abandon
07. Still In Need
08. Deny For Now
09. Head Held High
10. My Chest
11. Remembrance Song
12. A Sigh